
Il Myanmar é uno di quei Paesi di cui la politica internazionale e la stampa si ricordano solo in casi eccezionali. Qualche giorno fa un terremoto lo ha devastato, aggiungendo rovina e morte a una situazione di fragilità e sofferenza a causa del regime militare che lo governa.

Nonostante sotto l’amministrazione britannica il Myanmar fosse uno dei maggiori esportatori di riso, nonché venditore di petrolio attraverso la Burmah Oil Company e sia ancora oggi il primo produttore mondiale di teak, successivamente governi incapaci e anni di ristagno e isolamento lo hanno impoverito ed emarginato.

Secondo il rapporto del programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo, la classe media del Paese, dal 2021 al 2024, si é ridotta del 50%. Ho visitato il Myanmar con mia moglie e mia figlia un pò di anni fa e ora, con l’aiuto delle foto allora scattate da me e Alessandra, provo a richiamare alcune sensazioni di quel viaggio che ricordo particolarmente emozionante.

Una nazione a maggioranza buddhista dove molti rischiavano la vita per il diritto di decidere il proprio destino, ovvero per la libertà da un regime militare tra i più brutali del mondo.

Si trattava di una delle rivoluzioni non violente più ammirevoli dei tempi moderni sui cui gettava una luce particolare Aung San Suu Kyi, premio nobel per la pace nel 1991, che allora era agli arresti domiciliari. Le vicende degli ultimi anni purtroppo non hanno portato ad una situazione migliore e, al momento, dopo il colpo di Stato del 2021, San Suu Kyi è in prigione e non si hanno sue notizie certe da molto tempo, mentre molti sostenitori della rivoluzione non violenta, dopo che l’esercito ha sparato sulla folla inerme in diverse occasioni, si sono convertiti alla lotta armata.

Benché isolati, oppressi e poveri, i Birmani ( sono più di 54 milioni) li ricordo orgogliosi del proprio Paese e della propria cultura.

La gente si entusiasma per le feste, per i grandi templi e per la propria religione, il buddhismo theravada che è interpretato nell’ottica della bamahasan chinn, ovvero attraverso atteggiamenti tra cui il rispetto per gli anziani, la modestia nell’abbigliamento e la tendenza ad esprimersi in toni allusivi evitando il chiasso e la schiettezza.

Le famiglie birmane sono numerose e una casa di 2-3 stanze può accogliere 3 o 4 generazioni. Nelle campagne si potevano vedere alcune capanne provviste di generatore, ma l’acqua corrente, al di fuori delle grandi città, non era diffusa.

Nelle zone rurali erano e sono molto forti le tradizioni e spesso le famiglie sistemano noci di cocco all’interno delle loro dimore a simboleggiare lo spirito (nat) custode della casa.

Nei villaggi la vita ruota essenzialmente intorno alla terra: qui la politica di Yangoon e i sogni di benessere impallidiscono di fronte all’importanza delle stagioni, del raccolto, del livello del fiume, del Buddha.

Anche se più del 10% della popolazione vive a Yangoon, circa il 70% dei Birmani lavora la terra. Indubbiamente l’isolamento del Paese ha fatto si che esso cambiasse molto poco dai tempi della dominazione inglese.

Per i buddhisti l’acquisizione di meriti spirituali, ottenuta ad esempio facendo donazioni ai monaci o aggiungendo strati di foglie d’oro alle statue del Buddha , aiuta il fedele nella successiva rinascita avvicinandolo a quell’illuminazione che é prerogativa di pochi.

Il Mahamuni Paya di Mandalay – la città maggiormente colpita dal recente sisma- é uno dei siti buddhisti più venerati del Myanmar. La statua del Buddha fu trasportata nel 1784 da Myohaung (Arakan) e fu realizzata probabilmente nel I sec. d.C.. Durante la stagione delle piogge viene avvolta in vesti monacali. Ogni mattina, alle 4, un gruppo di monaci le lava il volto e addirittura i denti; realizzata in bronzo , nel corso degli anni i devoti l’hanno ricoperta d’oro, formando uno strato spesso più di 15 cm. Solo gli uomini possono avvicinarsi per deporre una lamina d’oro,

La zona archeologica di Bagan si estende per circa 42 Kmq. I re di Bagan su questa pianura, lambita a nord e a ovest dal fiume Ayeryawady, fecero erigere 4400 templi in un periodo di poco più di 230 anni, dal 1044.

Il periodo aureo di Bagan coincise con la conquista di Thaton nel 1057, ma appena 200 anni dopo già iniziava il declino conclusosi con l’invasione dei Mongoli di Kublai Khan nel 1287.

L’Hillaha Ganayon Kyaung é un monastero in cui risiedono diverse migliaia di monaci. Fu fondato nel 1914 ed é conosciuto come centro di studi monastici e di ferrea disciplina religiosa.

In Birmania vi sono oltre 500.000 monaci; a livello sociale ogni birmano di sesso maschile é tenuto a trascorrere un periodo in monastero per 2 volte nel corso della propria vita. Tutto ciò che un monaco possiede deve provenire in forma di dono dalla comunità dei laici.

Le donne possono anch’esse partecipare alla vita monastica: non compiono cerimonie per i laici e seguono solo 10 precetti

La Birmania viene ancora chiamata la terra del sorriso, ma temo che per anni il regime militare, ed ora il terremoto , l’ abbiano un po’ privata di questa caratteristica.
Le tue foto descrivono il bello, l’ originalità del paese, la spiritualità ma purtroppo rimangono nascosti, forse perché difficilmente documentabili, gli effetti del totalitarismo che ne ha alterato l’ anima , stimolando violenza ed astio.
Alcuni antichi templi sono crollati sotto l’ effetto devastante del terremoto, migliaia di persone sono morte. La Birmania non è più de stessa.
E’ vero le immagini non documentano gli effetti del governo della giunta militare, ma, realizzate in un momento in cui Aung San Suu Kyi era agli arresti domiciliari e parlava, una volta a settimana, alla gente che si raccoglieva nel suo giardino di casa, descrivono la vita di tutti i giorni nelle strade, nelle campagne, nei monasteri. Purtroppo alla sciagura permanente derivante dalla situazione politica si é aggiunto il terremoto. Speriamo che quel popolo possa ancora sorridere…..