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Dopo la morte di Buddha nel V sec a. C., il buddhismo si affermò rapidamente in India fino a diventare religione di Stato sotto l’imperatore, della dinastia Maurya, Ashoka (304-232 a.C.). Questi, per favorire la diffusione del buddhismo, inviò diverse missioni nei Paesi vicini. In una di queste missioni Mahinda, figlio di Ashoka, nel 247 a. C. incontrò il re singalese di Anuradhapura Devanampiya Tissa nei pressi di Mihintale.

Questa località è oggi venerata con frequenti manifestazioni anche se il dagoba di Ambasthala (dagoba dell’albero del mango) appare come una struttura modesta per un sito così importante.

Al di là di quanto è stato tramandato nel Mahavamsa, in cui si racconta che Mahinda sottopose il re Singalese ad un vero e proprio test di intelligenza per capire se fosse idoneo a ricevere gli insegnamenti del Buddha (indovinello dell’albero del mango), il buddhismo ebbe un grande successo in Sri Lanka divenendo rapidamente la religione dominante. In questo processo il popolo Singalese nella regola buddhista trovò un senso di identità che ha fatto si , da quel momento, che buddhismo e nazionalismo rimanessero indissolubilmente legati e che lo Sri Lanka venisse considerato una sorta di terra promessa di quella fede. Ciò appare ancora oggi al visitatore che si reca nei diversi siti storico-archeologici che, per i Singalesi, sono anche e, soprattutto, luoghi di fede e di preghiera.

Pertanto in questa mescolanza di palazzi reali, monasteri e dagoba ( così sono chiamati gli stupa in Sri Lanka) si incontrano monaci e laici che manifestano la loro fede. Mentre lentamente in India si riaffermavano le credenze induiste, in Sri Lanka il buddhismo continuava ad essere fortemente praticato; a conferma di ciò il re Vattagami Abhaya nel I sec. a.C. , in un periodo in cui si susseguivano invasioni dall’India da parte degli induisti Tamil, temendo che gli insegnamenti buddhisti fino allora tramandati oralmente potessero andare perduti, li fece trascrivere, per la prima volta (Tripitaka), nel monastero di Aluvihara. Al declino buddhista in India corrispondeva una sua diffusione verso il nord -Nepal Cina e Tibet-anche se in una forma diversa  (mahayana), mentre verso il sud est asiatico si diffondeva il buddhismo originario (theravada) in quei Paesi quali Myanmar, Thailandia, Laos che ancora oggi considerano lo Sri Lanka il depositario della tradizione buddhista originaria.

Durante i regni di Anuradhapura e Pollonaruwa in pratica vigeva una sorta di teocrazia buddhista. Lo testimoniano gli enormi e numerosi monasteri edificati dai diversi regnanti in secoli in cui buona parte delle eccedenze agricole erano utilizzate per mantenere la vasta popolazione di monaci. Ad Anuradhapura colpiscono le dimensioni del cosiddetto recinto sacro e il gran numero di monumenti e rovine sparse entro di esso: d’altra parte lì vi sono i resti di tre grandi monasteri (Mahavihara, Jetavana,Abhayagiri) che ospitavano migliaia di monaci,come si può anche dedurre dalla dimensione dei trogoli ( di fatto i primi self service )

in cui i fedeli laici ponevano il riso destinato ai monaci stessi, riso mantenuto caldo grazie a delle lastre di rame che rivestivano il fondo del gigantesco recipiente. O anche dalle dimensioni delle piscine destinate al bagno dei monaci che potevano accedervi a centinaia simultaneamente.

Nello stesso tempo i re che si sono succeduti hanno fatto il possibile per superarsi, nelle costruzioni sacre in particolare. Il dagoba di Ruwanwelisaya, nel monastero di Mahavihara, fatto edificare nel II sec a.C. da Dutugemunu é decisamente più una meta di pellegrinaggio che un sito archeologico.

Attualmente alto 55 m e circondato da un nastro rosso di 300 m. ha una forma che si ispirava a quella di una bolla, é posto su una terrazza con una facciata esterna decorata da teste di elefante.

Secondo la tradizione custodisce varie reliquie del Buddha per cui é particolarmente venerato.

La genuflessione deve essere fatta con 5 punti di contatto del corpo sul terreno: la fronte, i polsi,i gomiti, le ginocchia e la punta dei piedi. Anche per il monastero di Jetavana è il monumentale dagoba in mattoni rossi a catturare l’attenzione.


Era alto 120 m. e, all’epoca della costruzione, era la terza struttura più alta del mondo superata solo dalle due piramidi di Giza. Ad oggi rappresenta la struttura più grande e più alta realizzata in mattoni ( circa 90.000.000 di mattoni). Ma i re manifestavano la loro magnificenza e la loro fede anche attraverso altre strutture: i palazzi che secondo il Mahavamsa arrivavano anche a 9 piani con più di 1000 stanze: di questi sono restate solo le fondamenta e le colonne che sostenevano i piani superiori in legno, anche se, nel caso del “palazzo di rame” di Dutugemunnu le colonne sono 1600. L’arte e la fede si manifestavano anche nelle pietre di luna che in origine, di forma semicircolare, erano un elemento destinato a sostenere le scalinate alla base del primo gradino e poi sono divenute un elemento ornamentale con chiari riferimenti buddhisti:

nella prima semicirconferenza sono scolpiti 4 animali – elefante, cavallo, toro e leone- che corrispondono alle 4 fasi della vita: nascita,vecchiaia, malattia, morte; quindi nella seconda un groviglio di elementi naturali rappresenta la sofferenza causata dal desiderio; nella terza i cigni (o le oche) rappresentano la soppressione del desiderio; nella quarta una natura armonica corrisponde al raggiungimento del Nirvana.

Nel XIII secolo con l’abbandono di Pollonaruwa a causa delle successive invasioni Tamil e a seguito della successiva frammentazione di potere nell’isola, il buddhismo perse il suo ruolo centrale nello Stato, i monasteri vennero abbandonati, i bacini artificiali creati sapientemente per favorire l’agricoltura, in regioni in cui si alternano stagioni di pioggia a lunghi periodi di siccità, andarono in rovina e il numero dei monaci diminuì, mentre l’induismo Tamil si affermava nel nord e i mercanti Arabi fondavano colonie musulmane sulla costa.

Nel XVII e XVIII secolo con l’arrivo di Portoghesi ( e poi degli Olandesi)  missionari cattolici tentarono di convertire gli indigeni mettendo ancora più in crisi il buddhismo tanto che nel 1753 non essendovi abbastanza monaci per ordinare altri sacerdoti buddhisti il re di Kandy Kirti Sri Rajasinha chiese l’invio di monaci dalla Thailandia. Poi alla fine del XIX secolo si è assistito a una rinascita del buddhismo che nello Sri Lanka odierno è fatto di caratteristiche locali e di una pronunciata influenza dell’induismo con cui condivide diversi principi nonché divinità che sono entrate a far parte del pantheon buddhista dei Singalesi.

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