Viaggiare nelle Langhe e nel Monferrato equivale prima di tutto ad immergersi in una campagna dominata dalla sapiente cura delle viti destinate a dare un importante contributo alla cultura del vino e della cucina.
Bellissimi vigneti dalle viti cariche di grappoli che, in particolare per il Nebbiolo, attenderanno ottobre per la vendemmia.
Vigneti sui versanti giusti per una produzione di qualità, mentre sulle alture appaiono nitidi i profili di borghi e castelli.
Strutture medioevali con torri e case-torri, come nel caso di Alba, e monumenti romanico-gotici con successive influenze barocche. Un riferimento a parte meritano le piccole cappelle disseminate un po’ ovunque nelle campagne con la loro semplice architettura: inizialmente costruite per riparo dai temporali o per deposito degli attrezzi, solo in seguito, abbellite e ampliate, furono adibite ad uso religioso e servirono di ricovero ai pellegrini. Sui muri di queste cappelle i frescanti del 1400 manifestarono con il colore le preghiere di umili e potenti.
Quindi arte popolare tardo gotica, come quella della chiesetta di San Fiorenzo a Bastia.
Risalendo da Murazzano verso Alba splendide viste su geometrici verdi vigneti
e il duecentesco castello di Serralunga.
Alcune considerazioni solo sui due vini più nobili prodotti dalle uve di questi vigneti, il Barbaresco e il Barolo: essi derivano dallo stesso vitigno, il Nebbiolo, caratterizzato da radici che, potendo superare i 7 metri di lunghezza, riescono ad assorbire dal terreno tutte le sue peculiarità.
Pertanto, al di là delle differenze nel metodo di produzione e nell’invecchiamento, ciò comporta delle sostanziali diversità dovute alla composizione del suolo. In effetti il territorio delle Langhe è esclusivamente calcareo con una composizione di sabbia, calcare e argilla, e il Barbaresco viene prodotto da uve Nebbiolo coltivate su terreni più sabbiosi che ne determinano un gusto diverso rispetto al Barolo.
D’altra parte, sfumature più o meno argillose anche tra terreni contigui, determinano differenze percepibili nel Barolo prodotto sull’uno o sull’altro di tali terreni: non a caso ogni bottiglia di Barolo riporta nell’etichetta il vigneto e il territorio. Entrambi i vini vengono prodotti solo nel territorio di determinati comuni della provincia di Cuneo (11 per il Barolo, 4 per il Barbaresco) ed hanno un disciplinare diverso: il Barolo invecchia per 38 mesi 18 dei quali in botti di rovere o castagno (62 mesi nella versione riserva), il Barbaresco 26 mesi 9 dei quali in legno (50 per la riserva).
Cherasco, con la sua geometrica struttura urbana che ne ricorda il ruolo di piazzaforte militare, mostra al visitatore, tra l’altro, una interessante chiesa romanica del XIII secolo, San Pietro.
Dalla distruzione della chiesa di San Pietro di Manzano, probabile sede di un monastero benedettino, i materiali più antichi e preziosi furono trasferiti sulla nuova facciata edificata intorno al 1250; questa pertanto presenta inserti più antichi come i marmi risalenti a necropoli o fabbricati romani, inserti integrati nel cotto medievale.
Nelle nicchie in alto una sorta di gallerie di testine rappresentano divinità e personaggi romani con influenze orientaleggianti.
Sculture lapidee alto medievali del portale e delle fasce decorative rappresentano poi animali e simboli ricorrenti nella scultura romanica.
Il rosso del mattone, intersecato dal giallo del tufo, caratterizza anche tutta la parte antica di Asti ( siamo arrivati nel Monferrato)
con le sue costruzioni medievali e le torri mozze.
La rotonda di San Pietro, costruita nel XII secolo e trasformata in battistero nel 1280,è una costruzione ottagonale all’esterno e circolare all’interno,
con una volta poggiata su un giro di colonne in arenaria e mattone con capitelli cubici.
Le viste della campagna del Monferrato mostrano un territorio agricolo non votato esclusivamente alla coltura della vite.
D’altra parte anche nei testi di agricoltura medievali venivano citati e lodati i metodi di coltura delle viti da parte dei contadini del Monferrato e, a colpo d’occhio, anche se il prodotto finale non potrà arrivare al livello dei grandi vini delle Langhe, le vigne, sapientemente esposte, offrono scorci di grande bellezza.
Carissimo,
con queste foto solleciti la nostalgia di un maturo torinese che già da adolescente amava inoltrarsi in queste terre gravide di cultura agreste e di storia.
Allora il turismo non aveva ancora lasciato la sua impronta ed andar per ” piole” era autentico godimento popolare.
Manco da un po’ da questi posti ma le tue foto sembrerebbero. documentare il mantenimento della tradizione.
Grazie e a presto
Mi mancano i riferimenti del passato, ma per quanto ho potuto vedere e percepire dalle parole della gente le tradizioni cui ti riferisci sembrano alquanto radicate ed è bene così! A presto
Belle le foto delle Langhe e del Monferrato.
Due proposte, la prima “fotografica” e la seconda “enologica”. Dovresti (dovremmo) tornare nelle Langhe in autunno: ti assicuro che i vignetti colorati d’autunno sono fantastici, sopattutto per chi è della fotografia è un maestro. Una serata di buon vino insieme: Nel mio giro per Langhe e Monferrato di agosto ho fatto acquisti …. e sicuramente avrai fatto anche tu ….
D’accordo x la gita enologica e fotografica in autunno: i colori e i contrasti saranno sicuramente strepitosi e poi ci sarebbe anche il tartufo!