I murales e la street art del Quadraro, quartiere della periferia sud-est di Roma tra Tuscolana e Casilina, hanno una storia che merita di essere raccontata.
L’edificazione del Quadraro risale agli anni 20-30 del secolo scorso con una progettazione urbanistica di villini di 2-3 piani nel verde. In epoca fascista il quartiere crebbe in quanto il regime lo considerava strategico per lo sviluppo verso i Castelli Romani; in quegli anni, tra l’altro, nelle sue osterie venivano abitualmente a mangiare attori e registi dai vicini studi di cinecittà.
La sua storia è legata all’occupazione nazista: quartiere operaio e comunista, i suoi abitanti erano attivi nella collaborazione alla resistenza come chiaramente riconosciuto anche nel 2004, quando proprio il quartiere è stato insignito della medaglia d’oro al merito civile per la resistenza al nazifascismo. E’ tristemente noto per il rastrellamento, da parte dei nazisti nell’aprile del 1944, di circa 1000 abitanti che furono deportati nei campi di concentramento. Kappler, quello delle Fosse Ardeatine, lo definiva “un nido di vespe”.
Poi verso la fine della guerra e nell’immediato dopoguerra, il Quadraro divenne rifugio di sfollati con una crescita incontrollata senza alcun criterio né piano urbanistico; ciò lo ha portato ad acquisire l’attuale aspetto di un paese all’interno della città, con le sue basse case in netto contrasto con gli anonimi alti palazzi di via Tuscolana.
In questo contesto, nel 2010, l’artista David Vecchiato, in arte Diavù, lancia il progetto M.U.Ro, Museo di Urban art di Roma, un progetto di museo romano di street art completamente integrato nel tessuto sociale, un vero e proprio museo diffuso, a cielo aperto, in cui poter ammirare le opere di importanti street artist italiani e stranieri.
Si tratta di un museo pensato per relazionare gli artisti con la storia dei luoghi dove realizzano le loro opere; per accogliere e rispettare lo spirito dei luoghi in cui lo stesso artista interviene, confrontandosi con le idee e le storie dei cittadini, in particolare di quelli che vivono o frequentano quegli stessi luoghi. In sostanza un Museo perfettamente integrato nel tessuto sociale come, d’altra parte, la forma d’arte in mostra: la street art. E’ questa un’idea ormai applicata e seguita da diversi altri progetti di Arte Urbana.
Queste le parole dell’ideatore del progetto Diavù: “Ho immaginato di dipingere le pareti di questo quartiere, di chiamare altri amici, noti artisti di tutto il mondo, a lavorare con me per renderlo un luogo che racconti se stesso anche attraverso l’arte visiva, magari in futuro una meta turistica, un’oasi di cultura contemporanea. Questo perché la cultura le salva le persone, e se si può usufruire di cultura senza spendere un euro si salvano pure gratis”.
Quindi M.U.Ro. promuove e realizza dal 2010 un insieme di opere, principalmente murales, a partire dai quartieri Quadraro e Torpignattara e poi si diffonde in tutta Roma (anche grazie a importanti progetti come GRAArt -17 grandi murales attorno al Grande Raccordo Anulare- e POPSTAIRS -5 grandi scalinate dipinte a Roma-.); si tratta di tante opere realizzate da importanti firme dell’Arte Contemporanea di tutto il mondo che appartengono alla comunità, un museo pubblico e gratuito con opere spesso proposte e discusse con i rappresentanti di quartiere e con i cittadini stessi, mai imposte da finanziatori, sponsor etc..
Ma lo spirito del progetto non è stato apprezzato da tutti e, negli ultimi anni, nel Quadraro vi sono state diverse azioni vandaliche con scritte e deturpazioni delle opere nonchè aggressioni agli artisti e alle guide dell’associazione culturale M.U.Ro. Lo stesso Diavù è stato oggetto di una di queste aggressioni mentre nel 2018 stava ultimando un murale. E’ la ragione per cui le visite guidate dell’associazione si svolgono solo nel quartiere limitrofo di Torpignattara. Sul murale manifesto di tutto il progetto è stato scritto:”Il nostro quartiere non è il vostro museo”.
Ma vediamo alcuni dei murales . A largo dei Quintili è stata realizzata dallo statunitense Gary Baseman l’opera ” The Buckingam Warrior”.
Buckingam Warrior, un soldato a tre teste, che ha marchiato sul petto col sangue il simbolo del quartiere Q44. Il soldato è circondato da creature maligne con corna e denti aguzzi, dei demoni che hanno aggredito le tre figure indifese della Fides, la cui testa è rotolata per terra a rappresentare la sfiducia verso i governanti, Veritas, con un solo occhio perché la verità ha un solo punto di vista, e Libertas. Questi valori sono in pericolo, ostaggi del dispotico regime nazifascista. Buckingam Warrior in una mano tiene la testa di un suo simile (un partigiano?) a cui rivolge uno sguardo, come se quel resto di umanità fosse un monito a continuare a combattere. Poco più avanti, su un muro che rappresenta una porta di ingresso al Quadraro Vecchio ,”Il nido di vespe” di Lucamaleonte.
Anche qui un chiaro legame con la storia del Quadraro: le 7 enormi vespe rappresentano i 70 anni dalla data del “rastrellamento”, ( il murale è stato realizzato nel 2014) ad opera della Gestapo e della polizia fascista, effettuato nel quartiere e richiamano l’appellativo che i nazisti diedero al quartiere in segno di disprezzo, appunto “Nido di vespe”. Proseguendo nel quartiere, in via dei Pisoni, due murales su due abitazioni adiacenti: il primo é un’opera di Ron English, da alcuni considerato l’erede di Andy Warhol, “Baby Hulk”.
English ha rappresentato la violenza dei nazisti (la figura con la maschera antigas) sul quartiere impersonato da un bambino che comunque reagisce rafforzandosi e la cui immagine tridimensionale sembra venir fuori dal muro. Poco più in là il murale dell’americano Beau Stanton
dove l’albero con le radici rappresenta il quartiere e il teschio la violenza dei nazisti: l’albero nasce dal teschio mostrando il prevalere della vita. Sulla stessa strada, su una parete del ristorante Grandma, una donna nuda di Jim Avignon dipinta nel 2012.
La figura richiama con una certa ironia i dipinti di Modigliani e la sua modella preferita, Elvira, il cui corpo é percorso da fasce simili a strade: la street art che rappresenta se stessa, ma anche i lunghi percorsi che il Quadraro deve ancora seguire per cancellare i problemi che lo affliggono. Poco distante, a via dei Corneli, Alessandro Sardella, un artista che vive al Quadraro, d’accordo col carrozziere Agostino proprietario dell’edificio, ha realizzato un murale di simbolismo segnico che rappresenta la prima opera astratta di M.U.Ro.
A via Filippo Re, in uno spazio pubblico conquistato dai cittadini e dove è stato realizzato un parco giochi, diversi artisti hanno contribuito nel 2011-12 a creare un murale di 60 metri, ” Il giardino dei ciliegi”, dedicato ai bambini. Parte delle figure sono degradate o danneggiate.
Passando dall’altro lato di via Tuscolana, nel parco di Tor Fiscale,
a vicolo dell’acquedotto Felice sono stati realizzati due dipinti sulla casetta dove si noleggiano le bici: il primo di Giò Pistone “Pedivella e Pignone”
Il secondo di Diavù “Totobolik”
Nello spirito delle finalità di M.U.Ro., al fine di rispettare e divulgare le memorie, le caratteristiche e l’identità del territorio cui le opere sono destinate, Diavù, nel 2018, ha realizzato “SQ 947”:
ritratto di Sisto Quaranta, antifascista del Quadraro deportato in Germania il 17 aprile 1944, che fu marchiato col numero di matricola 947 nel campo di concentramento di Fossoli.“Lui, che fu uno dei fortunati che riuscì a tornare, si chiamava Sisto Quaranta- scrive Diavù stesso- Sisto si è battuto con tenacia per far conoscere e ricordare la deportazione nazifascista del 17 aprile 1944 ed è scomparso 6 mesi fa. Ho avuto il grande onore di conoscerlo, di ascoltare la sua storia e di raccontargli come avremmo conservato quelle preziose memorie assieme ad altre tramite i murales del progetto MURo. A lui piacevano. E oggi anche lui è tra loro”. A pochi metri da “SQ 947”, sull’ingresso del tunnel del Quadraro, c’è il “RisucchiAttore” un’opera di Mr.Thoms
una sorta di buco nero che risucchia tutto e, nello stesso tempo, introduce al mondo dei murales e in generale alla dimensione della street art. Poco fuori dai confini del Quadraro, a via Antinori, un bel murale di Alice Pasquini realizzato sempre per il progetto M.U.Ro.: “It’s a new day”
Ricchezza sociale della street art che, tuttavia, sembra perdere la sua purezza a causa di strumentalizzazioni che portano gli imbrattatori del Quadrato a dire: non siamo il vostro museo.
Fa parte del DNA dell’uomo la critica fine a se stessa. Rimane comunque l’ oggettività della testimonianza della quale ognuno ne fruisce secondo la propria sensibilità.
Comunque ottima presentazione.
Quando ci organizziamo per una visita?
Sono possibili diversi tipi di contestazione: c’è quella politica di chi non accetta la condanna del nazifascismo attraverso i murales; c’è anche quella di chi ritiene che un siffatto museo diffuso possa attirare visitatori/turismo investimenti nel commercio fino ad una crescita dei prezzi degli immobili non sostenibile da parte di una fascia di residenti che sarebbero poi costretti ad andar via….Per la visita concordiamo a voce.
complimenti per la qualità della presentazione. Le reazioni negative possono essere anche interpretate come il frutto della frustrazione di chi soffre del degrado della propria condizione urbana, che permane nel disinteresse e/o incapacità della mano pubblica nel porre in essere concrete strategie di recupero urbano e di contro, interpreta l’iniziativa di Diavù come autopromozione dal sapore paternalistico, che tanto più si valorizza quanto rimane unica occasione di riscatto.
Una visita si impone
Gianni
E’ certamente una delle possibili cause delle reazioni vandaliche; tuttavia ho constatato che la maggior parte dei murales sono integri e hanno subito solo il degrado del tempo per cui sembra che gli atti vandalici risalenti per lo più al 2017/18 si siano interrotti.
Che dire?
Mi stai facendo scoprire molte cose di Roma che non conoscevo.
Grazie!
Franco
bellissima presentazione! ho scoperto postiche non conoscevo e ….. forse non vedrò mai dal vivo!!! e’ veramente un museo, che bisognerebbe restaurare e proteggere.
LG
Il mondo dei murales è in evoluzione un pò ovunque nel mondo: domani ad esempio a Roma si “inaugura” un bellissimo murale di 250 mq di una artista olandese, Judith De Leeuw, contro l’omofobia. Ma, in generale, lo spirito degli autori non è di volerne fare delle opere “protette”. Guardandoli si può concludere che é un vero peccato, ma così é !!!