La maggior parte di queste tribù sono giunte in Thailandia nel secolo scorso con un importante contributo, dal 1975, da parte dei rifugiati provenienti da Myanmar, Cambogia e Laos. I Thailandesi le chiamano Chao Khao (popoli della montagna), sono per lo più società prealfabetizzate che hanno sviluppato un sistema di leggi usi e costumi per regolare le relazioni tra gli individui e il loro ambiente. Nonostante la loro cultura, negli ultimi anni, sia minacciata dalla spinta demografica, dallo sfruttamento da parte dei Thailandesi e anche dal turismo, essi hanno mantenuto integro il loro stile di vita.
Possiedono animali da allevamento, ma la loro economia é basata sull’agricoltura del “taglia e brucia”, ovvero ad inizio stagione un’area occupata dalla giungla viene disboscata, bruciata e fertilizzata con la cenere; quindi viene sfruttata per le coltivazioni finché lo permettono le sostanze nutritive del terreno. Tale sistema è sostenibile solo con una bassa densità di popolazione che consenta al terreno di rigenerarsi prima di nuove coltivazioni; al contrario, negli ultimi decenni, la crescita della stessa popolazione ha reso improduttive aree sempre più vaste e il disboscamento eccessivo ha causato erosione del suolo e conseguenze sul microclima.
Per integrare la loro agricoltura di sussistenza, diversi villaggi si sono allora dedicati alla produzione dell’oppio, attività che negli ultimi anni é stata combattuta e sradicata dal governo che ha incentivato culture commerciali sostitutive; tutto ciò, comunque, non ha risolto i problemi sia perché le tribù hanno bisogno di sempre più vaste estensioni di terreno (disboscamento), sia a causa delle riserve d’acqua inquinate dai pesticidi chimici nonostante la progressiva introduzione di tecniche agricole più rispettose dell’ambiente per le quali saranno però necessari tempi lunghi. In ogni caso i componenti di tutte le tribù vendono i loro prodotti o in piccoli mercati a ridosso dei loro villaggi e lungo le strade di comunicazione più frequentate o in mercati più grandi come quello di Mae Hong Son dove verso le 7 del mattino, mentre il marito sta trattando la vendita del carico di ortaggi, la moglie allatta il bambino senza rinunciare all’uso del suo cellulare.
Per quanto concerne la religione, alcune tribù si sono avvicinate al buddhismo, altre, specialmente tra i karen, i mien e i lahu, sono state convertite al cristianesimo dai missionari con l’incentivo dell’istruzione e della medicina moderna. Ma, per lo più, le tribù sono animiste: tutti gli elementi della natura sono abitati da spiriti che, insieme agli spiriti degli antenati e del supremo, devono essere guardati con rispetto e secondo certe regole per evitare danni alla famiglia e all’intero villaggio. In genere c’é un sacerdote che sovrintende ai riti della comunità e uno sciamano che media tra uomini e spiriti suggerendo eventualmente il sacrificio opportuno. Queste popolazioni con i loro villaggi e i loro mercati sono concentrate nel nord della Thailandia, in particolare nel territorio a nord delle provincie di Chiang Mai e Chiang Rai verso il confine con Myanmar e Laos.
Ho avuto pertanto occasione di incontrare, dirigendomi verso Mae Hong Son, un villaggio dell’etnia Lisu che, originari del Tibet orientale, sono organizzati in clan patriarcali la cui rivalità degenera a volte in scontri violenti.
Vivono in famiglie estese ad altitudini medie o elevate in case costruite sul suolo con pavimenti in terra battuta e pareti di bambù. Sia gli uomini che le donne indossano abiti dai colori vivaci. Oggi i membri di questa tribù sono circa 30.000.
A ridosso del confine col Myanmar ho visitato poi alcuni sperduti villaggi tribali Lahu e Karen, sconosciuti al turismo internazionale, costruiti lungo i ripidi pendii delle montagne affacciate sulla Birmania.
I Lahu, originari degli altipiani tibetani, emigrarono secoli fa nella Cina meridionale, Birmania e Laos e solo a fine 800 iniziarono a spostarsi in Thailandia. Sono chiamati “muser” dai Thailandesi termine che in birmano significa cacciatore.Hanno una popolazione di circa 80.000 persone concentrate ai confini col Myanmar anche se famiglie e villaggi si spostano di frequente. Circa un terzo si é convertito al cristianesimo, gli altri sono animisti e credono in uno spirito guardiano del villaggio.
I Karen sono in Thailandia il gruppo più numeroso con circa 500.000 membri e hanno iniziato a migrare dalla Birmania e dalla Cina nel XVII secolo. Molti sono profughi del Myanmar; praticano l’agricoltura a rotazione nelle valli e lungo le colline basse, e vivono in case costruite su palafitte. Allevano diversi animali, in particolare elefanti e spesso, oltre a coltivare la propria terra, lavorano per i Thai e per altre tribù.
Gli Akha che ho invece incontrato nei pressi di Mae Hong Son,costituiscono la tribù più povera. Immigrarono oltre 2000 anni fa dal Tibet nello Yunnan in Cina dove fondarono uno stato organizzato con cronache scritte della loro storia purtroppo andate perdute. Intorno al 1910 la tribù iniziò a insediarsi in Thailandia dove oggi è presente con una popolazione di circa 50.000 persone distribuite in 250 villaggi. Sono poco disponibili al cambiamento rispetto ad altre tribù, hanno conservato il metodo della coltivazione itinerante e loro forma di animismo -akhazang-è rimasta quella antica con il culto degli antenati (alcuni akha riescono a recitare i nomi di 60 generazioni di antenati!!). Le loro case sono delle palafitte basse con tetti molto spioventi, mentre ancora più caratteristico é il copricapo che incornicia il viso delle donne ornato di perline bianche e monete d’argento
I Hmong originari della Cina centrale e della Mongolia sono oggi ampiamente diffusi nel nord della Thailandia e si incontrano un pò dappertutto. Sono stati i primi ad abbandonare l’agricoltura di sussistenza ed erano, in tempi recenti, quelli più coinvolti nella produzione dell’oppio, produzione che oggi hanno abbandonato per colture destinate alla vendita.
Il loro abbigliamento è molto richiesto in Thailandia e, nei mercati di tutto il Paese, si vedono donne Hmong vendere i loro prodotti.
Anche se le famiglie più ricche costruiscono case più confortevoli in stile Thai, la maggior parte vive in case tipiche con pavimenti in terra battuta e un tetto spiovente che arriva fino a terra
È con un velo di tristezza e nostalgia che guardo le tue foto , testimonianze di etnie che si vanno via via privando delle loro tradizioni per abbracciare la modernità nelle sue varie forme , spesso omologanti.
Sono tracce di un passato che è rimasto tale per secoli e che ora vengono rapidamente fagocitate dal turbinio dei nostri tempi.