Un breve viaggio in val d’Orcia tra paesaggi la cui descrizione è meglio lasciare alle immagini

e un patrimonio artistico culturale, in particolare medioevale, di grande rilievo.

Voglio riportare qui alcune immagini della abbazia di Sant’Antimo, poco distante da Montalcino. Ci si arriva attraverso una bella strada panoramica  tra vigneti, oliveti, verdi colline, e casali isolati.

L’abbazia, in  travertino,  appare all’improvviso isolata circondata da alberi d’olivo secolari, cipressi e, poco distante, un vigneto.

La chiesa, uno dei principali  monumenti romanici della Toscana, presenta uno schema basilicale con deambulatorio e cappelle radiali, poco frequente in Italia, chiaramente di influenza francese. Il nucleo primitivo dell’abbazia deriva dal culto delle reliquie di Sant’Antimo di Arezzo alla cui morte, nel 352, sul luogo del suo martirio, venne edificato un piccolo oratorio. Il fatto che in quel luogo sorgeva una villa romana è attestato dai reperti di quell’epoca ancora presenti.

Nel 715 la chiesa era custodita da un prete della diocesi di Chiusi.  Nel 770 i Longobardi incaricarono l’abate pistoiese Tao di iniziare la costruzione di un monastero benedettino affidandogli anche la gestione dei beni demaniali. Il percorso della via Francigena tra Buonconvento e San Quirico d’Orcia consente una variante per Montalcino e per l’abbazia di sant’Antimo, utilizzata in passato per la  sosta dei pellegrini diretti a Roma, nonché dei mercanti e dei messi imperiali. Secondo la tradizione, Carlo Magno, di ritorno da Roma nel  781, ripercorrendo proprio la via creata dai Longobardi, giunse a Sant’Antimo e pose il suo sigillo sulla fondazione del monastero. Al di là della leggenda medioevale, in quell’epoca, secondo un documento di Ludovico il Pio figlio di Carlo e suo successore, l’abbazia diventa, a tutti gli effetti, un’abbazia imperiale.

La chiesa di oggi è riferibile ad una costruzione iniziata nel 1118 secondo la data riportata in un’iscrizione incisa nei gradini  dell’altare maggiore e su una delle colonne del deambulatorio.


E’ costruita con una roccia travertinosa ( le cui cave abbandonate si trovano nella zona di Castelnuovo dell’Abate), tra le più belle pietre ornamentali usate nel periodo romanico, detta impropriamente onice.

L’interno della chiesa è diviso in tre navate, con colonne alternate a pilastri cruciformi e finisce, come già accennato, con un deambulatorio con tre cappelle radiali a pianta semicircolare a conferma della derivazione francese. Il soffitto della navata centrale ha una copertura a capriate lignee, mentre le navate laterali presentano volte a crociera.

Trascuro le vicende dell’abbazia nel corso dei secoli e anche la descrizione dettagliata di quanto è possibile ammirare oggi, descrizione per la quale il visitatore può utilizzare l’ottima audioguida che è possibile avere all’ingresso; è comunque bene sapere che, nel 1870,  era abitata da un mezzadro che alloggiava nell’appartamento vescovile, utilizzava la cripta carolingia come cantina, la chiesa come rimessa agricola e il chiostro per gli animali!

E’ pertanto sorprendente che, dopo il recupero, si possano ammirare in ottimo stato, ad esempio,  capitelli che presentano decorazioni a rilievo con figure geometriche e fitomorfiche di grande qualità, tra cui quella di Daniele e i leoni attribuita al maestro di Cabestany

Finita la visita si torna nella campagna della val d’Orcia dove colori, contrasti e sfumature resistono anche in una giornata nuvolosa.