San Lorenzo, un vivace e popolare quartiere con una forte presenza di studenti provenienti da ogni parte d’Italia, ha sempre manifestato una particolare attenzione ai temi del sociale e tale peculiarità emerge anche dalle opere di street art presenti sui suoi muri . A San Lorenzo graffiti e prime realizzazioni “illegali” risalgono agli anni in cui il fenomeno street art non si era ancora affermato diffusamente e di esse, sui muri del quartiere, sono ancora visibili numerose tracce. Nel 2011 un gruppo di abitanti del quartiere tra cui artisti e operatori culturali si opposero alla trasformazione del cinema Palazzo in un casinò occupando l’edificio. All’ingresso del centro culturale un murale di Sten & Lex realizzato diversi anni fa con la tecnica dello stencil.
Successivamente, quando la street art si è diffusa sempre più a Roma con murales legali, San Lorenzo ha continuato ad essere all’avanguardia con le sue opere di impegno sociale, mentre, nello stesso tempo, anche porte, muri e saracinesche degli esercizi commerciali diventano la base per colorate pitture.
In effetti molte saracinesche di San Lorenzo sono dipinte e raccontano storie e momenti di vita collegati alla tipologia dell’esercizio commerciale; derivano da un rapporto diretto tra gli street artist e i proprietari dei negozi senza alcun intervento di mediazione o di esperti di marketing.
La loro originalità deriva proprio dalla collaborazione e dal reciproco supporto tra i diversi operatori e cittadini di questo quartiere.
A conferma dell’impegno sociale nei murales di San Lorenzo,Elisa Caracciolo, nel novembre 2012, realizza un’opera per la giornata mondiale contro la violenza sulle donne:
107 sagome bianche che si tengono per mano identificate da una targhetta con nome e data: sono le vittime di quell’anno cui tristemente, l’anno dopo, l’artista ha aggiunto altre 162 figure. Di diversa ispirazione il murale di Simone Ferrarini ” Tutti in bici” ad auspicare uno sviluppo sostenibile per il futuro del pianeta.
Nel 2015 è stato promosso e istituito, dal gruppo Barletta Spa, il premio MYllennium Award finalizzato a rappresentare un laboratorio permanente per la valorizzazione del talento della generazione Millennials articolato in sei sezioni: My Book per la saggistica, My Startup, My Reportage per il giornalismo, My Job per le nuove opportunità di lavoro, My Frame per il cinema, My City per l’architettura. Nell’ambito della sezione My City negli ultimi tre anni sono stati realizzati a San Lorenzo 5 grandi murales. Nel 2018 Nulo con Giulio Vesprini e Guerrilla Spam- un collettivo nel quale collaborano artisti, filosofi e architetti- hanno valorizzato due palazzi bombardati il 19 luglio del 1943.
Il murale di Guerrilla Spam è stato composto in modo da ricordare la famosa opera di Pablo Picasso “Guernica”. Al centro è posta una figura femminile stilizzata che simboleggia Madre Natura, mentre ai lati viene rappresentato il dramma della guerra vissuto dalla città Roma nel 1943, a sinistra, e la tragedia quotidiana dei conflitti del mondo moderno a destra: da un lato le rovine della Basilica di San Lorenzo bombardata nel 1943, dall’altro una moschea in fiamme oggi in un altro luogo. In sostanza le vittime innocenti delle guerre sono tutte uguali. Sopra la figura centrale tre simboli: la volta a botte tipica dell’edilizia romana, l’arco carenato che in genere accoglie le statue del Buddha e -al centro- il nodo di Salomone, simbolo di unione e augurio di convivenza.
L’altro murale, “Cerchio G38”,è stato realizzato da Giulio Vesprini e Nulo in un’esplosione di colore con tratti astratti ad evidenziare il potere degli stessi colori contro ogni guerra. Di fatto, con queste opere, il quartiere coglie l’occasione per fissare il ricordo di quelle giornate di guerra e, nello stesso tempo, prova a riqualificare spazi in parte degradati. L’anno dopo, 2019, si celebra il 70esimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo alla base dell’Unione Europea. L’iniziativa MYllennium Award per la categoria my city premia la realizzazione di due murales a San Lorenzo: “C’è posto per tutti, nessuno escluso” e “Kidz are the future”, entrambi affrontano il tema dei diritti umani e contribuiscono a dare una nuova fisionomia ad un quartiere particolarmente giovane e dinamico, dove i giovani in particolare devono essere i primi a far propri i valori di diritti inalienabili. Per entrambi i murales sono state impiegate pitture decorative ecologiche.
Con questo murale l’artista Luogo Comune ha interpretato il tema dal punto di vista dell’inclusione sociale, mettendo in evidenza come, nonostante i principi sanciti dalla Dichiarazione e nonostante siano trascorsi 70 anni, permangano profonde disuguaglianze a tutte le latitudini con persone che vivono in situazione di assoluta privazione dei loro diritti: deve esserci posto per tutti, nessuno può essere ghettizzato o escluso.
Kidz are the future é stato realizzato da quattro artisti guidati da Luis Capra (in arte Brek) ovvero da Edoardo Guarasci (Hade), Mario Guagnelli (Brus) e Marcello Saolini (Napal). Il murale trasmette un chiaro messaggio: è necessario diffondere tra i bambini il concetto di rispetto per ciascun essere umano, continuando a sostenere i valori fondanti della carta sottoscritta settanta anni fa. Le due opere sono un omaggio a un quartiere ricco di creatività e persone che si impegnano quotidianamente per migliorare la qualità della vita della comunità. Il loro significato storico e culturale contribuisce a trasmettere un’immagine di inclusione sociale e rispetto dei diritti.
Quest’anno l’edizione del MYllennium Award My city ha premiato due giovani artisti biellesi Francesca Melina (Meliska) e Gioele Bertin (Morf) che hanno realizzato l’opera “Il patto d’Europa” dedicata a unione e cooperazione, opera inaugurata lo scorso 22 ottobre.
L’opera gioca su una reinterpretazione del mito del ratto di Europa. Al centro della scena una mucca e una donna si incrociano in una sorta di compenetrazione temporale: il legame tra le due figure principali esprime qualcosa che continua a perpetuarsi. A differenza del mito classico, non più il rapimento della fanciulla da parte del toro, simbolo di forza bruta, ma un prendersi cura di chi ci ha consentito di venire alla luce e che potrà, in futuro, salvarci. Non é possibile chiudere un articolo sulla street art di San Lorenzo senza citare un artista che in questo quartiere aveva il suo studio: Lucamaleonte. Nasce a Roma nel 1983 e si laurea all’Istituto Centrale per il Restauro della capitale; realizza i suoi primi lavori sui muri di Roma nel 2001, quale storico e apprezzato interprete dello stencil in Italia. La tecnica dello stencil consiste nel ricavare su un supporto rigido una maschera in negativo dell’immagine che si vuole realizzare. La stessa immagine viene riprodotta su una superficie attraverso l’applicazione di vernice o altro materiale colorante sulle parti mancanti del supporto. Lo stencil, mentre offre un vantaggio nella riproducibilità dell’immagine e nella rapidità di esecuzione, non consente di dare, attraverso sfumature tonali, profondità all’immagine. Lucamaleonte, artista dallo stile inconfondibile, ha superato tale limite utilizzando mascherine e vernice per realizzare stencil multilivello molto elaborati e caratterizzati da una sovrapposizione di numerosi strati di colore. In tal modo è riuscito a realizzare opere con particolare attenzione ai dettagli grazie ai sottili passaggi tonali ottenuti.
Le ultime opere di Lucamaleonte, piene di simboli, rappresentativi di diverse fasi storiche e identità del quartiere San Lorenzo, sono i dipinti murali “Patrimonio indigeno” sviluppati su due pareti cieche, di due edifici siti tra via dei Piceni e via dei Reti.
Patrimonio Indigeno” racconta con immagini simboliche l’antico agro Verano e il martirio di San Lorenzo (il capitello rappresenta la basilica dedicata a San Lorenzo). L’intera opera, richiama anche lo spirito partigiano e antifascista che ha fatto di San Lorenzo uno dei luoghi della resistenza romana.
Nell’intensità di un messaggio sempre vivo, la cui vitalità proviene proprio dalla cromaticità e dal linguaggio espressivo, mi pare di ritrovare nei murales di San Lorenzo un contenuto sociale in parte sfumato nelle opere del Trullo e di Tor Marancia. Non siamo nel radicalismo di San Basilio, ma l’aspirazione ad includere più che a escludere , ad accettare ed accogliere le differenze più che a farne oggetto di conflitti, mi sembra traspaia con chiarezza da quanto ci proponi.
Sono perfettamente d’accordo D’altra parte non é una sorpresa per chi conosce un pò San Lorenzo e la sua storia. Ricordo negli anni dell’università e immediatamente dopo, oltre i collettivi politici, una diffusa atmosfera di solidarietà e fiducia che, ad esempio, faceva si che molti lasciassero le chiavi di casa attaccate alla serratura all’esterno, consuetudine dei paesi del centro sud dove tutti si conoscevano.
Altro ottimo capitolo per il tuo libro fotografico: catalogazione per schede dei mureles di >Roma.
Dai, il libro è quasi fatto!
Meglio una descrizione da cui si comprenda non solo l’opera, ma il contesto in cui é stata realizzata e a chi é stata lasciata……
Molto interessante il commento e belle le fotografie . Ha ragione Alberto ci vuole un bel libro