Nello scorso mese di giugno si è svolto al Pigneto il Festival internazionale di street art. In tale ambito, nel quartiere, gli artisti Alvarez, Carlos Atoche, Chiara Vannucchi e Fabio Petani hanno realizzato tre grandi murales sulla facciata del cinema Avorio a via Macerata, a largo Venue sulla Prenestina e sull’edificio della scuola Virginia Woolf di circonvallazione Casilina.

Una passeggiata tra questi siti permette di vedere non solo queste opere, ma diversi altri bei murales realizzati nel quartiere, su due dei quali mi soffermerò.  Attraverso l’iniziativa, il movimento di quartiere Pigneto Pop, che ha contribuito in maniera determinante all’evento, si è posto l’obiettivo di coinvolgere i cittadini  e di far crescere, con l’arte, il senso di appartenenza alla stessa comunità.

In sostanza il mezzo culturale – in questo caso la street art- aiuta a rigenerare gli spazi urbani, favorisce lo scambio e la convivialità e, in un particolare momento di post pandemia, può contribuire all’affermazione di nuovi valori e nuovi simboli in un periodo in cui è indubbiamente cambiato il modo di vivere e di interagire.

Dalle forme e dai colori dei murales ciascuno può dedurre un significato soggettivo ricercando nell’arte una sorta di terapia post pandemica.

D’altra parte gli stessi artisti nelle loro opere hanno voluto rappresentare creativamente i cambiamenti sociali che la pandemia ha indotto e la loro testimonianza di rinascita trasmette chiaramente il messaggio che “ripartire” non si traduce solo in economia, bensì anche in cultura, arte ed in una più attiva attenzione all’ambiente.

Se ci si muove da via Macerata a via Prenestina in direzione di largo Venue, si incontra un edificio sul quale, qualche anno fa, l’artista conosciuto come Blu, ha realizzato un’opera che ben rappresenta il suo impegno sociale e la sua amara ironia:

una moltitudine, rappresentata da una impressionante folla  di omini lustrascarpe pigiati gli uni sugli altri, evidentemente sottomessi, maltrattati e malpagati che si affannano al lavoro. Torna il tema dell’inesistenza di equità sociale e di pari opportunità già presente in altre opere di Blu come “Capita”, il murales di via Ciciliano a San Basilio.

C’è tuttavia una speranza, quella di poter sfuggire a questa triste sorte riconquistando la libertà. Qualcuno ci riesce e viene rappresentato dall’artista in tinta giallo brillante, quasi a simboleggiare un cambiamento di condizione.

Poco più avanti, all’esterno del centro sociale ex SNIA, nel parco delle Energie, l’artista napoletano Jorit ha realizzato un murales per ricordare Luana D’Orazio, l’operaia tessile ventiduenne morta sul lavoro nel maggio scorso a Montemurlo. La scelta non è casuale, visto che la SNIA, aperta fino a metà anni ‘ 50, era una fabbrica tessile dove lavoravano 2000 operai per lo più donne.

Dal canto loro gli attivisti del centro sociale hanno scritto:  “Il Parco Delle Energie e il Csoa eX Snia Viscosa custodiscono la memoria della fabbrica chimico-tessile che fu, delle morti sul lavoro, della sua nocività, delle lotte operaie e antifasciste, dello spirito della nostra comunità in resistenza”