Storicamente i mercati sono legati alle esigenze materiali delle persone, rappresentano i luoghi di scambio e di interazione e contribuiscono in modo determinante a creare l’identità di una città come di un villaggio.

In molte parti del mondo, in particolare in occidente, i mercati tradizionali hanno perso capacità attrattiva anche a causa delle modifiche alle modalità di distribuzione in funzione dei nuovi bisogni; da quando viaggio in India, invece, non ho notato grandi variazioni in questi luoghi aperti legati ai contesti urbani e alle persone che lì vivono.

Ad Ahmedabad, principale città del Gujarat, il mercato dei fiori di Jamalpur copre una vasta area, prevalentemente all’aperto, in cui nella tipica “ordinata confusione” indiana singoli venditori e interi gruppi familiari sono impegnati a preparare ghirlande e composizioni e, naturalmente, a vendere.

Si rimane  affascinati da questa atmosfera e dall’insieme di colori, odori e suoni. Non bisogna dimenticare che in India, al di là di eventi eccezionali come feste e matrimoni, la grande diffusione di fiori é determinata dalla puja, ovvero quell’insieme di cerimonie compiute dai fedeli indù che prevedono l’offerta quotidiana di fiori, frutta, foglie, dolci e acqua alle divinità, al tempio o in casa.

Ogni Indù compie il rito della puja almeno una volta al giorno; esso comprende diversi momenti (ne ho contati più di quindici in una “puja grande”, quella celebrata da una comunità in occasione di feste solenni), che rimandano a specifici significati simbolici.

Il rito, sia grande che piccolo, prevede il “pushpanjali” che corrisponde all’offerta di fiori.

Tutte le puja terminano con ” l’ Arati “, l’offerta del fuoco accompagnata da canti e mantra che può anche prevedere uno spazio di meditazione. Nella puja, anche in casa, la divinità é trattata con onore e rispetto, come un ospite importante.

I momenti del rito non differiscono da una divinità all’altra, ma possono esserci variazioni come appunto il tipo di fiori offerti. Non molto distante dal mercato dei fiori un altrettanto esteso e vivace mercato di frutta e verdura.

La varietà e l’abbondanza di specie vegetali ben rappresentano le pratiche alimentari del popolo indiano e le consuetudini culinarie che ne derivano, determinate e influenzate in modo non trascurabile dalla religione.

Al di là dei prodotti in vendita le venditrici nei diversi mercati hanno occasione di indossare i loro gioielli tradizionali

E’ il caso del mercato di Mahuva nella parte meridionale del Gujarat, la provincia del Saurashtra, terra che prima dell’indipendenza comprendeva ben 200 principati, dove i contadini sono vestiti completamente di bianco e le donne indossano abiti coloratissimi simili a quelli del confinante Rajasthan.

All’estremità meridionale del Saurashtra la  piccola isola di Diu é collegata alla terraferma con un ponte.

Diu, tra il XIV e XVI secolo, era un importante porto dal quale gli Ottomani controllavano il mare Arabico. Poi nel 1535 cadde in mano ai Portoghesi che la governarono fino al1961. All’estremità occidentale dell’isola c’é il villaggio di pescatori di Vanakbara, col porto pieno di pescherecci colorati.

Intorno alle 7 del mattino, poco dopo il sorgere del sole, le barche rientrano in porto e scaricano il pesce. La temperatura é piuttosto bassa nonostante ci si trovi a sud del tropico del cancro.

In breve le banchine si affollano e si animano. Una moltitudine di donne (  venditori e  acquirenti sono esclusivamente donne) con calma sistema il pesce disponibile per l’acquisto su alcuni supporti improvvisati o, prevalentemente, sul terreno.

Non si vedono bilance: le unità sono costituite dai singoli pesci, se di grandi dimensioni, oppure da mucchi di pesci e crostacei, di forma piramidale e dimensioni simili,  predisposti dalle venditrici.

Le donne che acquistano sono le stesse che in breve metteranno quei pesci in vendita al dettaglio nei mercati della città o dei villaggi vicini. Come contenitori hanno dei grossi bacili metallici che, una volta riempiti, vengono collocati sul capo.

Poco distante dalle banchine del porto, in una piazza adiacente, c’é il mercato del pesce essiccato.

 

Qui l’atmosfera é più rilassata e gli acquirenti (sempre e solo donne come si può constatare dalle immagini) vengono anche per piccoli quantitativi destinati all’utilizzo familiare.