Roma con le sue periferie da riqualificare ha instaurato, ormai da diversi anni, un dialogo con il linguaggio contemporaneo della street art. Poi progressivamente anche la provincia, del Lazio nel caso specifico, scopre questa forma di espressione.

E’ il caso di Selci, un borgo del X secolo sulle propaggini dei monti Sabini, dove l’associazione “Kill the pig”, un collettivo che si pone l’obiettivo della condivisione delle arti visive, nel 2015 ( in collaborazione con il Comune e il Credito Cooperativo di Roma) promuove il festival “Pubblica”. La manifestazione, da luglio a settembre di quell’anno, coinvolge diversi artisti contemporanei nella realizzazione di murales su case, palazzi e strutture urbane.

Il nome del progetto lascia intuire che da un lato ci si vuole occupare dello spazio pubblico e del suo utilizzo, quale risorsa da tutelare e al contempo vivere, creando un dialogo con il patrimonio storico e naturale; dall’altro si intende migliorare esteticamente Selci. Così gli artisti vengono ospitati nella residenza del Comune di Selci affinché possano entrare in contatto con la comunità e comprendere meglio il territorio.

Un insieme di nomi noti della street art e figure emergenti, sia italiani che internazionali. Fio Silva, argentina, 24 anni, dipinge la pavimentazione di un anfiteatro con intrecci floreali e animali astratti.

Diego Ritmo orna un muro lungo 42 metri con un vivace fregio fantasy; il quartetto composto da Emmeu, Solo, Diamond e Marcy trasforma un’anonima cabina elettrica utilizzando ciascuno il proprio stile e il proprio simbolismo grafico come anticipo delle opere che poi realizzeranno individualmente nell’ambito del progetto.

Luis Gomez, artista noto per essere legato al barocco e in particolare a Caravaggio, realizza, su una grande parete sulla via principale di Selci, una figura di donna, dai tratti classici, nelle sfumature del bianco e del nero: “Donna dagli occhi stanchi”.

Emmeu, giovane artista diplomato all’accademia di Belle Arti di Roma, dalla ricerca focalizzata sullo sviluppo di geometrie pure e dalla visione artistica che sembra avere legami con le realtà labirintiche di Escher e con l’oriente, dipinge una parete in cui i grigi delle forme geometriche contrastano col rosso dello sfondo.

Solo, sulla grande parete di una casa sempre sulla strada principale, rappresenta l’addio di un soldato in un abbraccio dal titolo: “In guerra il popolo non vince mai”.

Il progetto non si arresta al primo anno e, successivamente, altre opere arricchiscono il patrimonio di street art del piccolo comune. L’anno successivo l’artista romano Diamond realizza l’opera “la Sibilla di Diamond” che spicca sull’edificio più alto del paese.

L’autore considera il soggetto un grande classico della grafica “uno di quei tributi infiniti allo Jugendsil, a Koloman Moser, e a quello stile immenso che ha contaminato in maniera altalenante la mia produzione in generale. Cromaticamente ho lasciato che si sposasse col paesaggio, per il resto mi sembra sia sbocciato quasi spontaneamente ”

Il viaggio prosegue a Rieti, dove il progetto “TraMe”, sostenuto dalla Regione Lazio e dai Fondi FESR, ha consentito, tra il 2019 e il 2020, la realizzazione di quattro importanti interventi in luoghi simbolo per la cultura della città. La prima in ordine di tempo (maggio giugno 2019) è “Al suon delle trombe” di Ozmo su una parete del Palazzo di Giustizia di Rieti. Ozmo, Gionata Giesi, nato a Pontedera nel 1975, vive attualmente a Parigi, un artista capace di muoversi tra i grandi musei, i centri sociali e le pareti dei quartieri metropolitani con iniziative personali e importanti commesse pubbliche e private.

Difficile da etichettare, ha sempre continuato a sperimentare. In un progetto che aveva l’obiettivo di dialogare con le memorie storiche e artistiche del territorio (TraMe Tracce di Memoria), Ozmo fonde liberamente due capolavori: Il Giudizio Universale, affresco dei fratelli Torresani, visibile nell’Oratorio di San Pietro Martire a Rieti, e il cinquecentesco Ratto delle Sabine del Giambologna (Firenze, piazza della Signoria) interpretazione di un mito che appartiene alla tradizione locale. A pochi metri dal murale di Ozco Ale Senso, street artist bergamasca diplomata a Brera e residente a Berlino, operando sulle diverse facciate della Camera di Commercio, ha trasformato le storie dei luoghi in immagini cariche di significati e memorie.

Nel murale “L’uno nell’altro” un’anfora romana custodisce una piccola anfora sabina a significare il rapporto di scambio tra le due culture. Le foglie che circondano la figura rappresentano il patrimonio naturalistico reatino prezioso per l’agricoltura e il turismo. Su un’altra parete il murale “ Il pendolo” composto di due parti che raccontano di una storia che dal passato giunge al presente.

Da un lato la figura di un anziano  rappresenta la storia industriale della città, dall’altro un volto giovane con all’orecchio un pendolo guarda al futuro mentre un altro personaggio studia sui libri impegnato nella ricerca di un equilibrio tra tradizioni e innovazione.

A Sant’Elia, una frazione di Rieti lungo il cammino francescano, luogo del miracolo della guarigione dei buoi secondo la tradizione, l’artista Neve, considerato uno degli esponenti principali del neomuralismo in Italia, ha realizzato un’opera che vuole proprio richiamare l’evento sopra citato.

Neve, già autore a mano libera di murales di proporzioni gigantesche, questa volta ha dipinto un’opera di quasi cinquanta metri quadri con il suo stile iperrealistico e i suoi chiaroscuri Caravaggeschi, opera in cui ha liberamente interpretato la storia locale.

L’ultima realizzazione si trova nell’area del museo civico, ovvero dove nasce il concetto del progetto TraMe che vuole trovare le connessioni tra antichità e contemporaneità, proprio dove il chiostro dell’ex monastero di Santa Lucia “vede” le moderne vetrate del polo funzionale. In quel luogo è intervenuto un collettivo romano di architetti, “Sbagliato”, nato per interferire nel tessuto urbano con la creazione di “varchi” nella rigida organizzazione architettonica. Sbagliato ritiene che sia il poster semipermanente lo strumento per violare il confine tra realtà e illusione, modificando la percezione dello spazio architettonico.

Pertanto individuato il dettaglio della preghiera dell’affresco di Domenico Papa, ‘La Madonna protegge i fedeli dagli strali della peste’ di fine Quattrocento, conservato nella Chiesa di San Domenico, gli artisti hanno lavorato per integrarlo su una parete del porticato del museo.