Molte donne di una piccola tribù kayan lahwi fuggita in Thailandia dal Myanmar, perché vittima di una pesante repressione, presentano un collo allungato fino a 30 cm. da una serie di anelli di ottone.

Le ragazze iniziano ad indossare gli anelli intorno ai 6 anni aggiungendone uno ogni anno fino a 15-16 anni. Gli anelli, una volta fissati, si tengono per sempre in quanto la rimozione potrebbe causare il collasso del  collo e il soffocamento; in passato la rimozione era la punizione per l’adulterio.

Le origini di tale usanza sono incerte : secondo una leggenda la matriarca di una tribù era un drago dal bellissimo collo lungo che le altre donne intendevano imitare. In Birmania invece, dove oggi l’usanza è scoraggiata, si dice che gli anelli servissero a proteggere le donne dagli attacchi delle tigri o per deformarle in modo che la corte birmana non le rapisse per farne concubine.

Oggi circa la metà delle donne lahwi (dette anche Padong) porta gli anelli e, probabilmente, se non ci fosse il turismo a stimolare tale usanza, essa sarebbe a poco a poco abbandonata. Vicino Mae Hong Son c’è una comunità lahwi; vive in un villaggio accessibile solo per via fiume dove la popolazione è dedita in parte a una povera agricoltura, in parte a tessere stoffe che le donne vendono ai visitatori insieme a quelle più convenienti ( e che costano meno fatica) prodotte a Bangkok. Sono arrivato al villaggio dopo circa mezz’ora di navigazione sul fiume Pai con una

lancia veloce. Nel villaggio non ho incontrato nessun turista. Le donne con gli anelli erano o in

giro o sedute a tessere davanti casa, spesso con i loro bambini, sorridevano e permettevano di essere fotografate senza chiedere neanche di acquistare un loro manufatto.

Una donna priva di anelli ha raccontato che 10 anni fa, non sopportandoli più, se li era tolti e ora stava bene.

Una parte degli uomini del villaggio, vestiti con i loro indumenti tradizionali, si trovava nell’area dedicata alle assemblee della comunità per decidere, insieme a una rappresentante religiosa venuta da Chiang Mai, misure opportune per migliorare le condizioni della stessa comunità.

In realtà nel villaggio convivono senza problemi tre gruppi religiosi: gli animisti, i buddhisti e i cattolici; anche  questi ultimi due tuttavia manifestano le loro radici legate all’animismo come peraltro confermato dalla casa degli spiriti all’ingresso del villaggio fortemente rispettata da tutti.