Situata in posizione strategica nel cuore del medio oriente, la Siria, senza mai riuscire a formare un proprio impero, è stata per lo più un insieme di città stato sul cui territorio sono passate tutte le grandi civiltà. La storia degli insediamenti permanenti risale a 11000 anni fa, poi Egiziani, Assiri, Babilonesi, Ittiti, Greci , Romani, Arabi, Turchi nonché i Crociati hanno tutti contribuito alla storia di questo Paese.

Dodici anni fa -nel gennaio del 2009-  insieme a mia moglie e mia figlia, ho viaggiato in Siria trovando  un Paese con un rilevante patrimonio storico e archeologico  e, soprattutto, una popolazione sorridente e disponibile consapevole della propria storia e della propria ricchezza culturale.

Non conosco di preciso il livello di distruzione, in particolare della parte archeologica, causato da guerra e terrorismo, ma ho potuto vedere, trasmesse dai notiziari di tutto il mondo, le immagini delle stragi della popolazione nonché dell’abbattimento e del saccheggio dei stupendi monumenti di Palmyra, patrimonio dell’umanità.

Attraverso alcune foto del mio archivio, scattate lungo un itinerario effettuato in auto con una guida archeologica,  provo a ripercorrere le strade e a ricordare gli incontri fatti e gli imponenti  siti storici che forse non esistono più. La Siria è caratterizzata, da un lato, da un impressionante numero di siti archeologici e storici, dall’altro da una affascinante serie di contrasti: donne con il velo e con abiti tradizionali accanto a beduine o a signore di città vestite alla moda occidentale; uomini in jalabiyyeh e kafiyyeh e altri dagli eleganti abiti di stile europeo; bazar orientali dall’atmosfera senza tempo e zone commerciali immerse in una incessante musica pop araba; paesaggi medioevali, come quello di Hama con le antiche norie, e il traffico congestionato delle zone amministrative e commerciali di Damasco.

In Siria le tradizioni riguardo all’ospitalità non costituiscono solo un’espressione della gentilezza dell’individuo, ma hanno origine dalla dura realtà della vita del deserto e sono praticamente divenute regole del comportamento sociale: la parola che si sente pronunciare con maggiore frequenza dai Siriani che si rivolgono a uno straniero, welcome, non è altro che una approssimativa traduzione dell’espressione araba “ ahlan wa sahlan” ovvero “sii uno della nostra famiglia e mettiti a tuo agio”.

Damasco, la più antica città abitata in  modo continuativo nel mondo, con le sue vivaci botteghe artigianali, con la moschea degli Omayyadi, gioiello dell’architettura islamica, i suq, i palazzi storici.

Nel IX secolo a.C. gli Aramei costruirono sull’attuale sito della moschea un tempio dedicato al loro dio Hadad; successivamente lì sorse il tempio di Giove trasformato in basilica cristiana dedicata a S. Giovanni Battista. Nel 636 i musulmani quando arrivarono a Damasco concessero ai cristiani di esercitare il loro culto nella parte occidentale, mentre trasformarono in moschea la parte orientale della basilica.

L’accordo durò fino al 705 quando il califfo omayyade Al Walid decise di costruire “una moschea di cui nessuno abbia mai progettato l’eguale prima di me…”

Bosra, capitale del regno dei Nabatei quando Petra perse importanza , quindi conquistata dai Romani e capitale nel II secolo della provincia d’Arabia dell’impero, si trova a circa 140 Km a sud di Damasco.

Si presenta con le sue costruzioni in basalto nero e con un teatro romano molto ben conservato.

Se da Damasco ci si dirige a nord, a circa 80 Km., troviamo Deir Mar Musa Al Habashi, una comunità monastica cattolica di rito siriaco, alla lettera monastero di San Mosè l’Etiope.

In epoca romana era un luogo abitato da anacoreti che a poco a poco costituirono una comunità monastica. La tradizione narra che Mosè l’Etiope, figlio di un re Etiope, dopo aver rifiutato la successione scelse la vita eremitica ritirandosi in una grotta dove oggi sorge il monastero. La chiesa principale conserva preziosi affreschi dell’XI e XII secolo. Nel 1982 il monastero è stato rifondato dal padre gesuita Paolo Dall’Oglio – rapito poi nel 2013 dai fondamentalisti islamici- per ospitare appartenenti alle comunità cattolica e ortodossa e quindi per promuovere il dialogo tra cristianesimo e islam attraverso una comunità ecumenica mista. Nonostante la guerra la comunità di Deir Mar Musa è attiva e operante.

Palmira, oasi nel deserto siriano che si estende fino alla Giordania e all’Iraq, straordinario sito archeologico che sembra sorgere in mezzo al nulla, punto di collegamento, sulla via della seta, tra l’estremo oriente e l’Europa.

L’imperatore Adriano nel 130 la dichiarò città indipendente ;  poi, sotto Caracalla, nato da una donna siriana, la città divenne colonia romana per cui i cittadini godevano degli stessi diritti dei Romani ed erano esentati dalle tasse imperiali. In quel periodo fiorirono costruzioni, colonnati e templi.

La colonia si trasformò in un regno con Odenato, ma quando questi fu assassinato nel 267 in circostanze misteriose, la seconda moglie, Zenobia,  assunta la reggenza  per conto del figlio, dichiarò l’indipendenza da Roma cui contese anche il controllo dell’Egitto. Abile e ambiziosa sosteneva di discendere da Cleopatra, conosceva il greco, il latino, l’aramaico e l’egiziano. Infine fu sconfitta da Aureliano che la portò prigioniera a Roma.

La città iniziò il suo declino reso in seguito più marcato con il crollo dei traffici commerciali. Nonostante le influenze greche e latine, Palmira non ha la struttura di una città romana; essa pur vicina ai grandi imperi persiano, romano e parto ebbe sempre una cultura e una lingua propria che poi era un dialetto dell’aramaico.

Il viaggio continua verso Hama, un interessante centro attraversato dal fiume Oronte con gli alberi e i giardini delle sue rive e le antiche norie, grandi ruote ad acqua in legno costruite diversi secoli fa per rifornire  la città e i terreni.

Verso nord ovest sul margine della valle dell’Oronte si trovano le rovine di Apamea che conobbe il suo massimo splendore nel II secolo d.C.

Nell’unico punto in cui si interrompe la catena montuosa che va dalla Turchia al Libano, venne edificata una fortezza impressionante, Crac des chevaliers, al fine di controllare il passaggio dal mare. Ancora oggi è un punto strategico dove passano sia le strade di collegamento sia gli oleodotti. I crociati dal 1150 in circa 100 anni costruirono la fortezza ampliandola progressivamente, tanto che essa era in grado di ospitare una guarnigione di 4000 uomini.

Infine Aleppo, già capitale di un potente stato nel XVIII secolo a.C.,  seconda città della Siria, importante centro commerciale tra l’Asia e il Mediterraneo sin dall’antichità.

Offriva al viaggiatore un’atmosfera gradevole con i suq coperti, veri e propri labirinti dall’intenso odore di spezie, con la cittadella ricostruita da Nureddin nel XII secolo a dominare la città, con le moschee, con i bar animati in cui le ragazze prendevano il the fumando il narghilè ( si possono immaginare le reazioni dei fondamentalisti in proposito).

Nei dintorni di Aleppo si trova Qala’at Samaan, la basilica di San Simeone: essa  celebra San Simeone Stilita, un pastore che nel V secolo dopo una rivelazione si ritirò in convento. Non trovando la vita monastica sufficientemente ascetica si ritirò in questo luogo e, nel 423, salì su una colonna alta 3 metri: su quella e altre colonne trascorse i successivi 36 anni della sua vita. Gli ultimi 30 anni  li passò su un pilastro alto 15 m con una ringhiera sulla sommità assicurandosi alla colonna stessa con un collare di ferro per non cadere la notte. I pasti gli venivano portati dai monaci e sempre dalla colonna celebrava la messa, predicava e rispondeva alle domande dei pellegrini rifiutandosi però di parlare alle donne.

Dopo la sua morte nel 459 intorno alla colonna venne edificata una grande chiesa.