La visita di alcuni borghi nei dintorni di Parma consente di ammirare tracce di varie fasi storiche al di là di ogni aspettativa, il tutto collocato in contesti ben conservati e valorizzati, spesso immersi in una bella natura.


Sull’antica strada che collegava in età romana Parma con Luni sorge la chiesa di Bardone. La strada, divenuta in età longobarda il principale collegamento tra pianura padana e Toscana, costituisce nel medioevo, quando viene chiamata via Francigena, una delle principali direttrici di pellegrinaggio verso Roma: Bardone si trova in uno dei punti cruciali di questo percorso, circa a metà della salita appenninica. Recenti scavi archeologici hanno dimostrato che la chiesa di Bardone ha origine molto antica: la chiesa duecentesca più piccola dell’attuale (derivata  dalle trasformazioni compiute tra il 1640 e il 1670 per adattarla alle esigenze liturgiche della controriforma) era a sua volta costruita a partire da una chiesa precedente, forse del secolo IX. Se il primo impianto della chiesa riporta alle prime fasi di diffusione del cristianesimo nell’appennino parmense, le sculture romaniche sono legate al momento di maggior splendore della via Francigena.


Tra le sculture conservate all’interno della chiesa, per lo più databili all’inizio del XIII secolo, merita particolare attenzione una lastra di scuola antelamica

A breve distanza c’è Berceto con il suo duomo che nasce come chiesa del monastero che Liutprando, re dei longobardi, fonda nel 719 presso il valico appenninico della strada di Monte Bardone. Il monastero, inizialmente affidato a Moderanno, vescovo di Rennes, viene assegnato alla diocesi di Parma nell’879. Nel secolo successivo il monastero viene chiuso e la chiesa diviene pieve dedicata a San Moderanno. La chiesa viene riedificata sul finire del XII secolo e a questa fase risalgono il portale principale, il portale secondario e le absidi minori.
Nel portale principale le sculture svolgono il tema del riscatto dal peccato. Nella lunetta Cristo crocifisso è rappresentato in atteggiamento trionfante; alla destra le figure dolenti di Maria, di San Giovanni e di San Moderanno, alla sinistra il centurione che trafigge il costato di Cristo e un fanciullo che raccoglie in una coppa il sangue versato. Nell’architrave sottostante sono scolpite figure umane e animali fantastici, simboli dei vizi e dell’eresia, simboleggiata al centro dall’asino che suona la cetra.

Per raggiungere Castell’Arquato si va a nord-ovest verso Piacenza: è un comune situato sulle prime alture della val d’Arda, caratterizzato da un borgo medioevale arroccato lungo la collina che domina il passaggio lungo la vallata.

Entrando nel borgo attraverso ripide stradine si raggiunge la piazza principale nella quale, oltre al palazzo pretorio, costruito a fine 200 in forme gotiche, spicca la collegiata romanica del XII secolo.

Sorta nel 1122, sul luogo occupato da una precedente chiesa risalente al 758,

 

la chiesa ha subito pesanti interventi di restauro tra il settecento e la prima metà del novecento; in quest’ultima occasione i lavori portarono alla riscoperta degli affreschi quattrocenteschi situati nella cappella di santa Caterina,

nonché  alla ricostruzione della quarta absidiola contenente al suo interno una vasca ad immersione risalente all’VIII secolo.

A pochi chilometri di distanza sorge il borgo fortificato di Vigoleno risalente, per i suoi elementi fondamentali, al XIV secolo.

Il sistema difensivo, con mura merlate, su cui spicca l’imponente mastio quadrangolare, risulta praticamente integro. All’interno delle mura oltre al castello e all’oratorio della Madonna delle Grazie edificato nel primo 600, la chiesa romanica di San Giorgio, pieve edificata nel XII secolo con un bassorilievo di scuola antelamica nella lunetta del portale

e un interno a tre navate dai possenti pilastri con capitelli scolpiti e affreschi del XV secolo.

Tornando verso Parma, nella pianura emiliana, ecco Fontanellato, antica signoria dei Sanvitale che, nella prima metà del XV secolo eressero la rocca come fortezza poi trasformata in sontuosa dimora. Questa fu poi venduta al Comune di Fontanellato, nel 1948,dalla stessa famiglia Sanvitale, per 19 milioni di lire.

Nella rocca, tra l’altro, vi è una camera di piccole dimensioni dalla volta affrescata dal Parmigianino con la favola di Diana e Atteone (divieto di fotografare!!).  A  breve distanza, a Fontevivo, l’abbazia romanica del XII secolo  conserva una preziosa scultura in pietra policroma attribuita a Benedetto Antelami.