Partenza di buon’ora per visitare tre siti Khmer. Si va a nord est lungo la strada che porta verso la Cambogia.
Il primo sito è il prasat Hin Phanom Wan: è un santuario Khmer ben conservato costruito tra il X e l’XI secolo circondato da un bosco.

Il santuario centrale è in arenaria bianca mentre le mura esterne sono in laterite. Non vi sono frontoni, architravi o altri elementi di grande rilievo ma l’assenza di visitatori e le statue di Buddha all’interno avvolte in vesti dorate, creano un’atmosfera suggestiva.


La seconda costruzione Khmer si trova a Phimai, un piccolo centro racchiuso dall’antica cinta muraria e dominato dal complesso templare restaurato di Prasat Hin Phimai. In origine occupava un’area di 500.000 metri quadri. Prevalentemente costruito in arenaria bianco- grigia e rosa presenta architravi e frontoni di preziosa fattura.

Dopo una scalinata fiancheggiata da balaustre con naga si sale verso un gopura con finte finestre con balaustra situato sulle mura esterne. Di lì un terrapieno porta alla galleria esterna che delimita il cortile e protegge i Prang del santuario interno.

Il Prang minore in laterite è attribuito a Jajavarman VII buddhista, edificatore di  Angkor Thom (XII sec).

Il Prang in arenaria rosa, collegato a un tempietto indù dove sono stati trovati 7 lingam in pietra, dovrebbe essere del medesimo periodo.

Il dominante Prang centrale in arenaria bianca a pianta cruciforme e forma conica presenta un insieme di architravi, frontoni e antefisse quasi completo ed è coronato da un bocciolo di loto in pietra.

I dettagliati rilievi sulla facciata esterna riguardano  temi religiosi indù, mentre le scene buddhiste scolpite all’interno attestano la successiva conversione a tale religione.

l’immagine principale, un Buddha protetto da un naga a 7 teste poggia su un basamento che in precedenza sosteneva un lingam di Shiva.

Proseguendo in direzione dell’ultimo tempio Khmer, poco distante dal confine cambogiano, mi sono imbattuto in un mercato alimentare dove la merce principale era costituita da insetti.

Una venditrice cercava di superare le mie perplessità indicandomi il figlio che, mangiando regolarmente quegli insetti, cresce in ottima salute.

Tra i diversi insetti c’era  anche una specie di scarafaggio con le ali che i Thailandesi chiamano maengua ( lethocerus indicus per chi ha voglia di approfondire o provare qualche ricetta) . Gli esemplari lì in vendita erano però le femmine meno pregiate e saporite. Il maschio, dotato di chele attraverso cui succhia il sangue alle vittime, ha una ghiandola contenente un liquido capace di dare un sapore, ad esempio ai peperoni, di una intensità confrontabile con il  nostro…. tartufo bianco. Il prezzo di un solo insetto maschio e di circa 25 bath (quasi 1 dollaro!). Inoltre, poiché i diserbanti in Thailandia hanno distrutto l’insetto prima largamente presente nelle risaie, lo stesso viene ora importato da Laos e Cambogia.

Tornando ai Khmer : l’ultimo tempio è il Prasat Hin Phanom Rung, ritenuto il più raffinato esempio di architettura Khmer in Thailandia: tutte le pareti sono ornate da raffinate sculture e gli edifici, in alcuni periodi dell’anno, sono allineati col sole. Le costruzioni in laterite e arenaria sono comprese tra l’inizio del X sec e l’inizio del  XIII. La parte principale fu eretta a metà del XII secolo dal governatore locale Narendraditya seguace del culto di Shiva, una setta che praticava yoga e venerava il fuoco usando alcool e sesso nei rituali, come illustrato anche dalle sculture del tempio. Un’architrave del prang principale mostra un rilievo raffigurante Vishnu disteso:

è un mito della creazione indù in cui Vishnu sogna un nuovo universo e Brahma lo realizza. Sul frontone uno Shiva danzante con nove delle sue dieci braccia intatte

è la danza della distruzione di Shiva sul monte Kailash davanti agli altri dei tra cui Ganesh, Brahma e Vishnu.