Alla fine del XII secolo i Thai erano la maggioranza della popolazione della Thailandia ancora sotto il controllo Khmer. A metà del XIII secolo, favoriti dal declino di Angkor e grazie agli effetti unificanti del buddhismo Theravada, i Thai pongono le basi per la loro autonomia. L’invasione della Cina da parte di Qubilai Khan e il successivo obiettivo di sottomettere i territori a sud della stessa Cina obbligò i Thai ad unirsi per far fronte alla minaccia e, sotto certi aspetti, favorì la fondazione del primo regno Thai a Sukhothai.

Verso il 1238 i principi di due stati lungo il corso superiore del Chao Phraya si allearono e conquistarono il centro Khmer della regione, Sukhothai (alba di felicità in lingua pali). Per circa 40 anni Sukhothai rimase un piccolo principato senza molta importanza finchè nel 1278 salì al trono Ramkhamhaeng (Rama il coraggioso). Questi nei 20 anni successivi, privilegiando la diplomazia ad azioni militari, sottomise tutta l’attuale Thailandia, a est si estese fino a Ventiane (odierno Laos) , a ovest, dando sua figlia in sposa a un sovrano Mon, si garantì l’alleanza dell’attuale Birmania, mentre a sud controllava buona parte della penisola Malese. Ma il maggior contributo allo sviluppo ci fu nel campo della cultura e della politica: una famosa iscrizione di Ramkhamhaeng recita: “Al tempo del re Ramkhamhaeng la terra di Sukhothai è fiorente. Ci sono pesci nell’acqua e riso nei campi…..il re ha appeso una campana alla porta: chiunque abbia un motivo che gli addolora lo stomaco o gli fa male al cuore può andare e suonare la campana….. e il re gli farà domande…e deciderà con giustizia per lui”. Al di là della propaganda R si presentava come dhammaraja, un governante con giustizia secondo gli insegnamenti del buddhismo Theravada, avvicinabile dal popolo; ciò in forte contrasto con la divinizzazione dei sovrani Khmer (devaraja). Per onorare la religione di stato (il buddhismo theravada) il re diede grande impulso all’architettura e alla scultura sacra che, pur ispirandosi a canoni Khmer e Singalesi, mostrano una vivacità senza uguali nella storia Thailandese.

L’invenzione di una nuova scrittura permise poi agli abitanti di etnie diverse di comprendere la lingua tonale dei Thai. In sostanza R trasformò Sukhothai in un centro religioso e commerciale, invitando i monaci theravada da Nakon Si Thammarat e dallo Sri Lanka perché insegnassero al popolo la religione che doveva sostituire l’induismo e il buddhismo Mahayana e incoraggiando la crescita dell’industria ceramica con l’aiuto di vasai cinesi. Questi grandi risultati furono raggiunti in tempi relativamente brevi; dopo la morte di R verso il 1299 i suoi successori curarono molto il buddhismo, ma trascurarono gli affari di stato e Sukhothai, già nel 1320, era tornata ad essere un regno di rilevanza locale. Il sito di Sukhothai, accessibile solo a piedi o in bicicletta, si presenta al visitatore con un aspetto gradevole e tranquillo anche se non è immediato immaginare come doveva essere l’antica città visto che sono arrivati a noi solo i resti delle costruzioni sacre, le sole degne di essere edificate in pietra.

Nel periodo di massimo splendore Sukhothai vantava una quarantina di complessi templari su un’area di 70 Kmq tra il fiume Yom e le colline, con al centro la città reale murata. Oggi la zona centrale del Wat Mahathat contiene le rovine di numerosi monumenti ed è circondato da un fossato. Era il centro spirituale della capitale, il tempio del re e il simbolo del suo potere.

L’elegante edificio centrale segue un modello detto a fiore di loto, antico simbolo religioso utilizzato dagli architetti di Sukhothai per primi. Il chedi è poi circondato da 8 torri più piccole disposte su piattaforme decorate con una processione di monaci simili al Buddha.

Il Wat Sri Sawai con un triplice prang a pannocchia rappresenta lo spirito Khmer. Probabilmente

 

fu edificato come santuario induista prima della nascita del regno di Sukhothai: a conferma le figure risultano tratte dalla mitologia indù oltre che da quella buddhista.

Le immagini più classiche del Buddha presenti in Thailandia sono dell’epoca d’oro di Sukhothai: sono figure androgine ed eteree dal volto ovale e, chiaramente, non ritraggono un Buddha che medita per raggiungere l’illuminazione, ma un Buddha già illuminato in uno stato ultraterreno. Gli artisti di Sukhothai sono altresì noti per essere stati i primi a introdurre una figura del Buddha in cammino, una delle quattro posture secondo i testi antichi del canone pali.

Interamente circondato dall’acqua su due isole collegate, il Wat Sa Si presenta un chedi a forma di campana con la guglia affusolata, la base quadrata di forte influenza singalese

e un Buddha in metallo in cammino rappresentativo dello stile Sukhothai.

Il Wat Sri Chum ha la più grande statua di Buddha arrivata a noi da Sukhothai, il Phra Achana citata dalla stele di Ramkhamhaeng come “la statua del maestro”.

In mattoni e stucco misura 11 m. da ginocchio a ginocchio e 15 m. di altezza e fa capolino da una fessura del suo mondop.

Da notare le dita affusolate con le unghie smaltate con foglie d’oro. Un passaggio sale all’interno del muro del mondop portando fino all’occhio del Buddha; una leggenda narra che questo Buddha a volte parlasse ai devoti prediletti e la scala permetteva il trucco. Si dice che uno dei re di Sukhothai avesse condotto qui le truppe per incoraggiarle ascoltando la parola del Buddha!!