Continuando il racconto sulla street art romana proviamo ad approfondirne qualche aspetto partendo dalle opere di due artisti molto diversi tra loro: Diavù e Lucamaleonte. Del primo ho già raccontato, riportando anche il relativo pensiero sulla “street art”. In questi giorni di limitazioni da coronavirus, giorni in cui si esce molto poco di casa e lo si fa esclusivamente a piedi sia per fare un po’ di moto, sia per evitare i mezzi pubblici, ho fotografato tre opere di Diavù su altrettante scalinate.


Le prime due, rispettivamente “Anna Magnani, la donna” e “Anna Magnani, la diva” sono sulle scalinate di accesso al mercato Trionfale a via Andrea Doria.


La terza è stata invece realizzata su una scalinata vicino Piazza Ippolito Nievo che ho raggiunto attraversando un quartiere di Trastevere insolitamente deserto (la foto sotto é stata scattata nei pressi di S.Maria in Trastevere).


L’opera di Diavù rappresenta Cristina Trivulzio Di Belgioioso, personaggio della Repubblica Romana del 1849; promossa e inaugurata nel 2015 dall’assessorato alla cultura del comune di Roma  è collocata sulla scalea Ugo Bassi, altro protagonista della Repubblica Romana.

L’altro artista di cui voglio riportare qualche opera e Lucamaleonte. Nasce a Roma nel 1983 e si laurea all’Istituto Centrale per il Restauro della capitale; realizza i suoi primi lavori sui muri di Roma nel 2001, quale storico e apprezzato interprete dello stencil in Italia. La tecnica dello stencil consiste nel ricavare su un supporto rigido una maschera in negativo dell’immagine che si vuole realizzare. La stessa immagine viene riprodotta su una superficie attraverso l’applicazione di vernice o altro materiale colorante sulle parti mancanti del supporto. Lo stencil, mentre offre un vantaggio nella riproducibilità dell’immagine e nella rapidità di esecuzione, non consente di dare, attraverso sfumature tonali, profondità all’immagine. Lucamaleonte, artista dallo stile inconfondibile, ha superato tale limite utilizzando mascherine e vernice per realizzare stencil multilivello molto elaborati e caratterizzati da una sovrapposizione di numerosi strati di colore. In tal modo  è riuscito a realizzare opere con particolare attenzione ai dettagli grazie ai sottili passaggi tonali ottenuti.


L’artista romano ha, ad oggi, tenuto oltre 50 mostre tra personali e collettive in tutto il mondo. D’altra parte il suo concetto di street art collegata al recupero di zone urbane degradate lo esprime così: “…..ho un’idea un po’ critica rispetto al discorso della riqualificazione dei quartieri attraverso la street art perché per me riqualificare non è solo dipingere un muro, per riqualificare bisogna fare un’operazione sul territorio con le persone che lo vivono. Il bello dell’arte urbana è che è un’arte vissuta ed abitata allo stesso tempo e non bisogna mai dimenticarsi di questo quando realizzi un’opera; bisogna creare prima di tutto la consapevolezza nelle persone, solo così si può lavorare nel rispetto dei luoghi che sono abitati ed attraversati quotidianamente dalla comunità che li vive. In tal senso la riqualificazione urbana inizia dal processo di partecipazione che si attua tra l’artista e le persone presenti sul territorio in cui si interviene, e questo deve avvenire ancor prima di dipingere…..” E’ lo spirito che ha animato, ad esempio, le realizzazioni a Tormarancia, con il grande coinvolgimento degli abitanti di quelle palazzine popolari.
Per L. la vera riqualificazione è quella che si fa sul territorio dove il murale rappresenta solo uno strumento che va inserito nel contesto e deve trasmettere un messaggio omogeneo con le persone che lì abitano. In sostanza la street art è tutt’altra cosa: si sviluppa in maniera spontanea, a volte illegale, è aperta a tutti proprio per la natura stessa da cui nasce e questa sicuramente è la sua potenza, essa segue una dinamica diversa.


Ed ecco le ultime opere di Lucamaleonte, piene di simboli, rappresentativi di diverse fasi storiche e identità del quartiere San Lorenzo: sono i dipinti murali, “Patrimonio indigeno”, sviluppati su due pareti cieche, di due edifici siti tra via dei Piceni e via dei Reti.

L’icosaedro, solido di derivazione classica e simbolo di molteplicità e perfezione, accompagna spesso le sue opere. Nello stesso tempo la storia dell’arte e, in particolare, la classicità sono fonte di ispirazione per l’artista che ha legato gran parte della sua produzione a immagini di piante e animali, ispirandosi a disegni di tavole iconografiche trovate in libri di zoologia e botanica.