In occasione di  un breve viaggio nelle Marche alla ricerca di piccoli produttori di “verdicchio” ho colto l’opportunità di visitare due splendidi siti , entrambi nella gola di Frasassi: l’abbazia romanica di San Vittore delle Chiuse e il tempio di Valadier.

L’abbazia romanica di San Vittore delle Chiuse venne edificata dai longobardi verso la fine del X secolo circondata da montagne verdissime alla confluenza del fiume Sentino nell’Esino

( probabilmente il nome deriva proprio dal fatto che  é chiusa tra monti che la proteggono quasi nascondendola). Il complesso attuale è una ricostruzione del XIV-XV sec., mentre la chiesa è dell’ XI sec. L’interno è poco illuminato e privo di decorazioni, scandito da archi a tutto sesto;

la struttura si presenta spoglia, fatta eccezione per una particolare incisione nei pressi della porta a sinistra dell’altare, che sembra raffigurare un otto o un simbolo dell’infinito in verticale del quale non si conosce scopo o significato. In proposito si è  ipotizzato che possa essere stato lasciato da cavalieri templari. Sorta come chiesa conventuale benedettina di un complesso monastico documentato fin dal 1007, la sua edificazione dovrebbe risalire al periodo 1060-1080. Essa, nonostante pesanti restauri novecenteschi,  mostra ancora l’articolazione volumetrica originale. Costruita in pietra calcarea, presenta una pianta a croce greca iscritta in un perimetro quasi quadrato.  La facciata è caratterizzata da una bassa torre cilindrica e da un alto torrione quadrangolare che probabilmente ha sostituito l’altra torre cilindrica in epoca successiva. Le due torri e la compatta volumetria contribuiscono a dare alla chiesa un aspetto di fortezza.

All’inizio del XIII secolo il convento raggiunge il periodo di maggiore splendore, esercitando la giurisdizione su 42 chiese e su vasti beni e territori. Dopo una lunga decadenza, nel XV secolo l’abbazia fu soppressa.

A un paio di chilometri dall’abbazia, salendo lungo un ripido, ma comodo sentiero si giunge ad un’alta grotta al cui ingresso sorge il  Tempio di Valadier che, con la sua forma neoclassica, di pianta ottagonale, si staglia con un effetto estremamente suggestivo contro i bordi della parete della grotta stessa.


Nel 1828  Papa Leone XII, originario di Genga, comune sul cui territorio sorge il tempio, lo fece edificare  sulla base di un progetto dell’architetto Giuseppe Valadier, come “rifugio per i cristiani che vogliono chiedere perdono”. La chiesa, ricoperta da un tetto in piombo, fu costruita secondo una pianta a forma ottagonale. Accanto al tempio sorge Santa Maria infra Saxa, un antichissimo eremo scavato tra le rocce che nacque come monastero di clausura di monache benedettine la cui origine è documentata dal 1029.