Proseguendo il viaggio nella street art di Roma voglio mostrare alcune opere realizzate in un quartiere della periferia ovest, Primavalle, quartiere che recentemente è stato teatro di una dura contestazione di cittadini commercianti e artisti nei confronti del Comune  con la cancellazione di un consistente numero di graffiti. Il quartiere di Primavalle nasce nel 1936 con il piano regolatore firmato da Marcello Piacentini a seguito degli abbattimenti del centro storico attuati dal regime fascista.  La borgata, inaugurata nel 1939, viene completata negli anni cinquanta e successivamente è anche oggetto di uno sviluppo edilizio abusivo.

Nel 2015 vede la luce un progetto artistico  popolare nato dal basso ,“Muracci Nostri”, con la partecipazione di artisti e realtà locali, con l’obiettivo di riqualificare la zona grazie ai colori della street art.  Il progetto è ideato da Maurizio Mequio, giornalista, pittore, scrittore ed educatore che è nato e vive nel quartiere che così descrive: “Primavalle è una periferia particolare, non di quelle che nascono oggi fuori dal raccordo e dove va a vivere chi non può permettersi un affitto vicino al luogo di lavoro, ma un quartiere di una comunità non liquida, che ha una storia, tanti passati, tante ferite che ha condiviso. Una comunità aperta, politicamente orientata all’accoglienza, al sostegno reciproco, allo stare dalla parte dei più deboli”………..” Primavalle non è una periferia moderna, non si sviluppa attorno a un centro commerciale, non ha mura di cinta, è aperta a chi viene da lontano.

Ha dei muri però, dei muracci. Muri rotti, sporchi, segnati: muri vivi, eretti e tenuti in piedi con sacrificio. Sono case e piazze, frammenti di sezioni di partito. Sono garage dove si suona e sgabuzzini dove si scrive e si fa l’amore. Il nostro è un vecchio angolo di Roma, dove il re se non è nudo perderà il portafoglio. Dove lo scarabocchio sulla parete deve parlare, sennò il gioco delle tre carte salta e si va tutti insieme a protestare. Siamo la strada e non ancora solo telespettatori. Le nostre parole si sentono poco, c’è troppo rumore, allora sì, ci attacchiamo a loro, ai nostri muri – e ai nostri artisti -. Potranno attrarre curiosi turisti e/o “altri” amici piccioni, ma dovranno parlare di noi, farci ridere, farci resistere, come alberi delle parole che ci fanno stare stretti, ma stare bene, stare insieme.” Pertanto dal 31 agosto al 6 settembre 2015, nella settimana del festival “Vengo da Primavalle”,  si aprono i  cantieri dell’arte con particolare attenzione al tema del film di Rossellini Europa ’51 con Ingrid Bergman, girato in parte tra le vie del quartiere; cantieri dove cittadini-operai e artisti vivono opere che rivoluzionano il gioco dell’appiattimento paesaggistico contemporaneo…….”

L’estate dell’anno seguente il gruppo di Muracci Nostri si allarga, coinvolge artisti, professionisti, commercianti, residenti, tutti legati dall’amore per il quartiere e il desiderio di aprirlo alla città. Si lavora all’insegna della contaminazione tra stili e con un approccio democratico, tra grandi facciate su cui intervengono artisti conosciuti della street art quali La Rouille, Nemos,  Gomez, Solo, Andujar e lunghi muri aperti a tutti dagli astrattisti ai writers.

Il festival è completamente autofinanziato grazie ad una sottoscrizione online e al contributo di residenti e associazioni. Inoltre l’associazione  Muracci Nostri organizza una campagna di finanziamento mettendo in vendita opere degli stessi artisti che poi opereranno in strada.

Il tema è “Raccontare storie di cui la strada ha bisogno” e il riferimento è Gian Maria Volonté, attore impegnato che nei primi anni Settanta dichiarava di non volersi accontentare di essere un fantoccio nelle mani del potere, ma di voler stabilire un rapporto rivoluzionario tra l’arte e la vita.

In proposito Mequio dice  “E’ un attore simbolo dell’impegno sociale declinato al lavoro artistico. Abbiamo parlato di terrorismo, anarchia, pugni chiusi, censura, vittime di stato, Palestina, Siria, migranti, lavoro, terremoto, città, paesaggi. Abbiamo visto, letto, recitato monologhi di Sacco e Vanzetti, ‘La classe operaia va in Paradiso’ e ‘Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto'”… .…..”I muri raccontano la nostra biografia collettiva  chi la vuole bianca e ci vuole muti, chi, come noi, la vuole scrivere di suo pugno e vuole raccontare storie di strada, emozionare o semplicemente segnare una superficie, perché nonostante tutto si è ancora vivi”.

Le opere del collettivo si presentano lungo un percorso che parte dal Via di Sant’Igino Papa fino a via Alessio Ascalesi e dalle facciate dei palazzi, tra baci, armi, migranti e terremoto narrano, sottolineano e denunciano, secondo la filosofia di  Muracci Nostri  ovvero “le parole non sono che muri”.

A questo punto, dopo aver realizzato quasi 200 opere, l’associazione decide, come afferma Mequio, di fermarsi per “ragionare con gli abitanti su quello che da soli non riusciamo a vedere, ma che forse insieme possiamo vedere e rendere più vivibile”.

L’iniziativa allora assume il nome di “Invisibile” perché gli autori del progetto non vogliono che lo stesso abbia successo in termini di finanziamenti privati e riconoscimenti istituzionali, bensì che resti un qualcosa a disposizione del quartiere. Perciò si dedicano a laboratori, spazi di discussione, incontri all’aperto, mostre in luoghi poco consueti come il mercato rionale, fino a disegnare una mappa che colleghi i murales e i siti di interesse sociale come i luoghi di lavoro etico o quelli ove operano associazioni di assistenza legale gratuita. Secondo Mequio  “Una mappa per raccontarci dal basso per costruire un distretto culturale di Primavalle, in cui chiunque aderisca dovrà sottoscrivere un semplice manifesto per dire che ama il quartiere, ama l’arte, mette lo studio al primo posto ed è contro il fascismo, il razzismo e tutte le mafie”. Un modo per valorizzare e collegare le esperienze migliori del quartiere farendo rete. Una particolare attenzione ai più giovani per i quali è fondamentale appropriarsi degli spazi per poter esprimere quello che sentono, come dimostrano i tanti progetti in cui sono stati coinvolti bambini e ragazzi.

Ad esempio la collaborazione con l’IIS ‘Einaudi’, con incontri in classe, visite guidate dei murales per raccontare  la storia del quartiere nonché la realizzazione di un’opera collettiva sulle mura stesse della scuola dove Luis Gomez ha dipinto sulla facciata un’opera che racconta l’adolescenza, Mequio  ha scritto alcune  poesie mentre Franco Durelli ha seguito i ragazzi che hanno dipinto le pareti di fronte.

Ai ragazzi cerchiamo sempre di far capire che, oltre alla realizzazione, è importante lo studio e la modalità di costruzione dell’opera che deve essere condivisa il più possibile, per avere più possibilità di riuscita”.

A questo punto le vicende del mercato rionale. Muracci Nostri quando avviano il progetto trovano un mercato praticamente inutilizzato con pochissimi banchi attivi tra quelli disponibili (3 su 52!!). Pertanto, per rilanciare il quartiere,  si pongono l’obiettivo di contribuire a riportare artigiani e commercianti ad abitare la struttura.  Si vuole creare un luogo di ritrovo e di coesione sociale importante per la comunità, con tante attività. Il gruppo di artisti di Muracci Nostri si impegna con le sue realizzazioni per questo processo che inizialmente è condiviso con il Comune che arriva a prevedere, nell’area del mercato,  la presenza di un ufficio del Municipio e uno spazio per una associazione no profit che si sarebbe occupata di fornire pasti alle famiglie più indigenti.

Ma dopo un lunghissimo cantiere seguito da una confusa fase di startup con proposte di modifiche, arriva la notizia che un nuovo cantiere ed un nuovo progetto di riqualificazione avrebbero stravolto l’area portando ad una riduzione notevole dei banchi (16 per l’esattezza) e ad un aumento dei costi. Seguono le proteste degli esercenti rimasti, costretti peraltro a chiudere nuovamente subito dopo il lockdown, proteste che  coinvolgono anche gli artisti che manifestano il proprio dissenso cancellando i murales nello scorso mese di luglio.

La nota artista spagnola Evita Andujar, scrive su Facebook: “Questo mio lavoro non c’è più, la street art ha una vita tutta sua e gli eventi sono imprevedibili…Ma scrivo questo post perché ieri sono stati cancellati volontariamente, in accordo con gli artisti, tanti altri murales realizzati sempre durante il Festival di Primavalle dedicato a “Gian Maria Volontè”, organizzato da Muracci Nostri. Nati per riqualificare il mercato di Primavalle e il quartiere a poco sono serviti. Sono passati piú di 3 anni e le promesse sono state solo fumo. I banchi sono stati chiusi, tante persone rimaste senza lavoro. Il mercato è morente.
Spero che questo urlo disperato arrivi a chi di dovere perché le persone e le loro vite vengono prima di tutto, non scordiamolo mai!”.  E
gli artisti di Invisibile/Muracci Nostri: “sembra una storia piccola, ma in realtà è un dramma per queste persone, per la nostra idea di città e per una comunità, che in tre anni ha cercato processi partecipativi per fare in modo che il “nuovo” mercato avesse un senso per tutti, vista l’entità dell’investimento. Le associazioni hanno presentato alle amministrazioni delle proposte, un progetto di mercato delle merci e dei mestieri, con un codice etico, aperto alle iniziative culturali e che faccia rete col quartiere: completamente inascoltate”.

  Davvero singolare che un Comune intenda riqualificare un mercato di quartiere con un progetto non in linea con le esigenze della comunità. Gli abitanti del quartiere non sono contenti, ma sono stati gli stessi cittadini con i commercianti che in assemblea hanno chiesto di cancellare le opere realizzate sul perimetro del mercato. Nel contempo nel quartiere restano numerosi i murales realizzati e il progetto “Invisibile” continua.