In Italia vi sono numerosi piccoli comuni sul cui territorio, oltre bellezze naturali, sono presenti beni storici e archeologici di rilievo. Per rendere tale patrimonio fruibile da parte del potenziale visitatore non è sufficiente alla pubblica amministrazione l’eventuale restauro ( già di per sé non scontato); bisogna successivamente svolgere un’efficace azione di informazione e promozione e, quindi, facilitare la visita con il supporto di personale professionale capace di trasmettere al visitatore , pur in un tempo limitato, qualcosa che va oltre le notizie e le date storiche e lo avvicina allo spirito del luogo.

Un buon esempio dell’applicazione di questa strategia, peraltro non abbastanza diffusa,  è costituito da Nepi, una cittadina di meno di 10000 abitanti raggiungibile da Roma in circa 30 minuti: il suo centro storico sorge su uno sperone tufaceo di forma triangolare; su due lati di questo triangolo, circa 100 metri più in basso, scorrono due corsi d’acqua che poi si congiungono al vertice, mentre sulle pareti di queste gole ,”forre”, si incontrano cascate e salti d’acqua: escursioni e passeggiate in un ambiente la cui bellezza è stata celebrata da numerosi artisti del passato.

Lo sviluppo dell’urbanistica e dell’architettura del luogo derivano dall’adattamento dell’uomo  a questa morfologia; d’altra parte proprio quest’ultima, creando un luogo difeso naturalmente e difficilmente accessibile, ha facilitato l’insediamento umano. In questo contesto Nepi sorge in epoca antica in un sito in cui la consistenza del tufo aveva favorito, in epoche più remote, la creazione di insediamenti rupestri e di necropoli. L’antica Nepet o Nepete, deriverebbe il suo nome dalla parola etrusca Nepa, ovvero acqua. Quindi Nepi è “città delle acque”. Numerosi ritrovamenti archeologici, nel territorio circostante, testimoniano presenze nell’area in epoche antiche (fine dell’età del bronzo XI sec. a. C.). Dopo un periodo di spopolamento, nel corso del quale i gruppi residenti contribuirono a formare la grande città di Veio, le tracce archeologiche indicano un inizio dell’occupazione dello sperone tufaceo di Nepi a partire dall’ VIII sec. a. C.. Da allora, fino alla conquista da parte di Roma, Nepi fu parte integrante del territorio veiente, con produzioni artigianali simili a quelle della vicina Falerii abitata dai Falisci. Nel 386 a. C., come documentato da Tito Livio, Nepi è alleata di Roma; successivamente diviene municipium, a testimonianza della sua importanza. In epoca medioevale ha alterne vicende e un periodo di particolare splendore nell’alto medioevo, in quanto attraversata dalla via Amerina, l’unica strada che congiungeva Roma a Ravenna.

Dopo essersi costituita nel 1131 in libero comune, si schierò dalla parte dell’imperatore nelle lotte col papato. Nel 1160 cadde in mano ai papisti. Successivamente divenne possedimento feudale, concesso prima agli Orsini e poi ai Colonna. Rodrigo Borgia eletto papa col nome di Alessandro VI concesse Nepi al cardinale Ascanio Sforza che lo aveva appoggiato nella elezione. Ma nel 1499 la tolse allo Sforza e, dopo averla elevata al rango di Ducato, la donò alla figlia Lucrezia. Successivamente Paolo III Farnese la concesse al figlio naturale Pier Luigi Farnese che la tenne dal 1537 al 1545, periodo, per la città, particolarmente florido e ricco di opere d’arte.

Tralasciando i dettagli dei periodi successivi che passano dal saccheggio da parte delle truppe napoleoniche nel 1798, all’annessione al regno d’Italia nel 1870,  appaiono chiare le ragioni della presenza, sul territorio di Nepi, di un patrimonio storico- archeologico particolarmente interessante: lo scenografico acquedotto del ‘700, la cattedrale con la cripta dell’XI secolo, le tante altre chiese, tra cui San Biagio con affreschi duecenteschi, possono essere visitate e apprezzate anche preparando da soli la visita; vi sono invece altri siti per i quali la visita risulta  particolarmente interessante e gradevole grazie ad una ottima organizzazione in loco.

Il fulcro organizzativo risiede nel museo civico e, in particolare, in due persone Stefano Francocci, il direttore, e Francesca, funzionaria dello stesso museo. Guidati da Stefano, che ha molto contribuito ad un allestimento particolarmente efficace dei reperti che abbracciano tutta la storia della città, si ha l’opportunità di apprezzare  i dettagli degli oggetti esposti. Di particolare rilievo l’allestimento di una tomba Falisca con tutti i reperti originali collocati come sono stati rinvenuti e da cui appaiono  evidenti le analogie tra quella popolazione e i vicini Etruschi; o di una testa di Augusto Ottaviano che, trafugata negli anni 70, era finita in un museo di Bruxelles e, quindi, individuata e recuperata grazie al nostro direttore…..Gli altri due siti storico archeologici di Nepi, visitabili solo se guidati, sono le catacombe di Santa Savinilla e la rocca dei Borgia.

Anche in questo caso il riferimento per l’organizzazione è il museo civico con Stefano e Francesca che, peraltro, provvedono direttamente a guidare il visitatore con l’eventuale supporto di altri collaboratori nei giorni di maggiore affluenza. In tal modo è possibile accedere alla catacomba di Santa Savinilla, uno dei maggiori complessi funerari dell’Italia centrale, di epoca tardo imperiale, con tre gallerie principali e numerose ramificazioni lungo le cui pareti si aprono sepolture di diverse tipologie e si notano ancora resti di affreschi sia del IV sec. che di epoca medioevale ( XIII secolo).

Come già detto, Nepi è costruita su uno sperone tufaceo triangolare con due lati solcati da forre profonde e con un terzo lato che si apre verso l’esterno: è proprio su questo lato che si sono concentrate le opere difensive per rendere la città inespugnabile ed è lì che, al margine del centro storico, sorge la rocca o castello dei Borgia.

Non è semplice ricostruire la cronologia delle costruzioni difensive erette in periodo diverso e Stefano sottolinea che un primo documento che cita il castello come entità distinta dalla città è del 1300, epoca a cui dovrebbero risalire anche i resti di affreschi visibili nel locale sotterraneo sull’intradosso dell’arco ogivale.

D’altra parte nella fortezza abitarono tutte quelle famiglie che, nel medioevo, si contesero il controllo di quei luoghi: i prefetti di Vico, Matilde di Canossa, i Colonna, gli Orsini, i Gaetani e gli Anguillara. Poi nel 1479, il cardinale Rodrigo Borgia quando divenne governatore della città, avviò imponenti realizzazioni destinate a modificare profondamente l’architettura della fortezza.

Districarsi tra le mura, tra le torri originariamente quadrate e poi divenute rotonde , tra i sotterranei e i collegamenti con le porte e le strade romane, tra i bastioni la cui costruzione i Farnese affidarono ad Antonio da Sangallo nel 1537, comprendendone storia e architettura sarebbe davvero complicato senza le spiegazioni della nostra guida che, oltre a mostrare una approfondita conoscenza delle vicende e dei personaggi, collega le diverse ricostruzioni ed ipotesi storiche con gli specifici  documenti d’archivio che le hanno rese possibili.

In sostanza Nepi si è data un’organizzazione che certamente rappresenta un caso di successo per la   diffusione della conoscenza del patrimonio storico e artistico e  sarebbe auspicabile venisse presa a modello da altre realtà.