Lungo l’antica via di comunicazione tra la Maremma e Siena, ovvero lungo la via del sale che collegava Porto Ercole a Siena, fu edificata, nell’XI secolo, l’abbazia di San Lorenzo al Lanzo.

L’abbazia non è visibile dall’attuale strada Grosseto-Siena, in quanto è posizionata in basso, lungo il torrente Lanzo; per raggiungerla è necessario percorrere circa 3 Km di una strada prima tortuosa poi sterrata e costeggiata da alti pini. Ad un certo punto in una radura appare la struttura della chiesa, decaduta , ma davvero magnifica, uno degli esempi più belli di architettura romanica della Maremma.

All’inizio si chiamava Abbazia di “San Salvatore e San Lorenzo presso il fiume Anzo”, finchè dopo il 1178 perse il titolo del primo santo e, a partire dal 1235, aggiunse il toponimo “dell’Ardenghesca”, in ricordo della famiglia dei probabili fondatori. Un antico atto di donazione attesta che questa abbazia benedettina esisteva già nel 1108, ma, leggendo bene, è possibile far risalire la fondazione più indietro in  quanto gli attori della donazione (Bernardo del fu Bernardo e sua moglie) citano una precedente donazione che già un loro antenato aveva fatto al monastero. Nel XII secolo l’abbazia risultava molto importante e nel 1124 Corrado, marchese di Toscana, la prese sotto la sua protezione imponendo la sanzione di 200 libbre d’argento “ a chi l’avesse molestata”; inoltre veniva citata in bolle papali da parte di papa Celestino II (1143), papa Lucio II (1144) e papa Eugenio III (1175).  Nel XIII secolo la famiglia degli Ardengheschi decadde e con loro anche l’abbazia, finché  nel 1440  il papa Eugenio IV, con bolla papale,  affidò la giurisdizione della badia al convento di S. Maria degli Angeli di Siena, dell’ordine Agostiniano.

Della famiglia degli Ardengheschi si perdono le tracce nel corso del XIV secolo, in concomitanza con la volontà di Siena di dominare la via del mare e quindi del sale. E anche il loro castello, che sorgeva nei pressi dell’abbazia, venne incluso nel territorio senese e, nella seconda metà del 500, entrò a far parte del Granducato di Toscana per poi andare praticamente in rovina con i resti medioevali inglobati in costruzioni rurali più recenti. Di tutto il complesso abbaziale è arrivata a noi in buone condizioni la bella chiesa romanica con la sua facciata in pietra serena.

L’interno dell’edificio, che oggi è proprietà privata, non è visitabile. La chiesa ha subito diversi interventi nei secoli scorsi, ma ha mantenuto l’originaria facciata in stile romanico con il portico e la navata centrale delle tre che in origine la costituivano.

 

Essa presenta una decorazione e caratteri stilistici molto simili a quelli della più conosciuta abbazia di Sant’Antimo nei pressi di Montalcino, in particolare nei capitelli delle colonne che fiancheggiano il portale raffiguranti figure di animali o mostruose: tanto da far pensare che i maestri scultori appartenessero alla stessa scuola.

In alto una monofora, lungo le pareti laterali grandi archi murati segnalano le antiche navate e il campanile a vela conserva ancora una campana. Stile e figure sono caratteristici delle chiese sorte intorno all’anno 1000 e,  anche se non si è particolarmente amanti di arte, di architettura e, in particolare, del romanico, il sito in aperta campagna è fortemente suggestivo in un’atmosfera, nello stesso tempo, di pace e di bellezza.