Finito il lock down si può riprendere, anche se con alcune precauzioni, a passeggiare dove si desidera scattando qualche foto. In attesa della possibilità di spostarci liberamente tra le diverse regioni ho dedicato ancora un po’ di tempo ai quartieri periferici di Roma e al loro recupero anche con la street art. Questa volta sono andato nella zona di San Basilio. Analogamente ad altri interventi realizzati a Roma, a San Basilio è stato promosso il progetto “SANBA che coniuga street art e rigenerazione urbana. Artisti di talento sono stati coinvolti per creare opere secondo la loro sensibilità e il loro stile con la partecipazione delle persone del quartiere anche a work shop e laboratori. Il progetto è partito nel 2014 e all’inizio i murales sono stati realizzati dallo spagnolo Liqen e dall’italiano Agostino Iacurci

Quest’ultimo, trentenne foggiano di adozione romana, ha realizzato diverse opere a Roma. Il suo stile è caratterizzato da linee grafiche nette e colori saturi decisi e i suoi murales sembrano provenire da un libro di storie illustrate per bambini. Il suo murale, in via Osimo, si chiama ‘The Blind Wall‘, parete cieca come la facciata del palazzo su cui è stato dipinto: un uomo seduto, con un annaffiatoio in mano, che cura delle piante a simboleggiare il quartiere che si prende cura di se stesso. In via Maiolati Liqen ha disegnato un enorme rastrello che spazza via i simboli della società industriale nonché del passato, mentre a lato affiorano nuove piante prossime a sbocciare.

Il titolo dell’opera é  ‘El Renacer‘. Allude evidentemente Liqen ad un rinascimento sociale e ambientale in cui la “materia morta” si trasforma in nuova energia attraverso un processo che lascia comunque dei detriti. E questi detriti, che simboleggiano consumismo e  iperproduzione,  rappresentano anche il punto di partenza dal quale la natura e l’uomo fanno ripartire la vita. Il murale è realizzato con grande cura e dovizia di particolari che attirano a lungo l’occhio dell’osservatore.

Se ci si sposta di poche centinaia di metri a via Fluminata ecco il murale di Liqen: “Devenir”, un’esplosione di fiori, strane creature e colori.

Anche qui c’è un riferimento alla trasformazione del quartiere in un luogo più accogliente e gradevole. I colori originali hanno perso tono e a dominare è solo il blu, ma ogni dettaglio appare collegato al pulsare della vita e sembra trasmettere un senso di positività e ottimismo. Lascio i murales di Hitnes, realizzati nell’ambito del progetto SANBA 2015, ad altro futuro racconto, e mi trasferisco a via Ciciliano e a via San Basilio dove, a breve distanza l’uno dall’altro, sono visibili tre bei murales di Blu, artista del quale non è pubblicamente conosciuto né nome né data di nascita.

Blu, si pensa sia nato agli inizi degli anni ’80 a Senigallia,  ha iniziato dal 1999 a realizzare alcuni graffiti a Bologna  nel centro storico e in periferia. I primi lavori erano realizzati con la bomboletta spray, tipica del writing tradizionale, e già esprimevano lo stile originale dell’autore. Dal 2001 Blu ha iniziato a eseguire le sue opere con vernici a tempera e con l’uso di rulli montati su bastoni telescopici; ha potuto così dipingere opere di dimensioni decisamente maggiori sempre presentando figure di umanoidi, dalle fattezze disegnate con “dramma e sarcasmo”. Nel 2011 Il Guardian lo ha considerato uno dei dieci migliori street artist al mondo. L’infernale luna park di Blu emerge imponente dalle palazzine popolari del quartiere, con i suoi colori squillanti e le sue iconografie fantastiche ed ironiche.

“Càpita”, è il titolo dell’opera di Blu terminata nel 2018, simboleggia un girone dantesco dove in funzione del tunnel del toboga in cui si finisce, cambia il destino dell’uomo, uomo che può essere fortunato e finire in una vasca colorata oppure può finire in un luogo schifoso. Questo groviglio di tubi e scivoli, attraverso cui una moltitudine di omini tutti uguali- non ci sono buoni e cattivi- può finire in un luogo ameno a bere coktail o in una fogna scura, nell’acqua trasparente o nella melma, in maniera del tutto casuale a rappresentare l’inesistenza di equità sociale e pari opportunità: appunto “capita”. E poi c’è anche una L che, staccatasi dal titolo in alto, è caduta nella parte verde del murale, una critica amara al sistema capitalistico.

Non lontano un altro murale, realizzato con una tecnica pittorica la cui raffinatezza risalta anche ad occhi meno esperti, rappresenta il tentativo di riconquista da parte del “verde” rispetto al grigiore della città: un corpo vegetale che si appropria della parete.

Il terzo murale di Blu illustra la storia del pianeta Terra, lungo anelli concentrici dove è rappresentata l’evoluzione che in un vertiginoso gorgo, passando da dinosauri, rettili, creature animali e vegetali, ominidi, uomini arriva alle piramidi, ai templi classici, al Colosseo, alle grandiose architetture civili e religiose, fino alla deflagrazione e al crollo finale.