Ayutthaya venne fondata nel 1351 nel suo sito attuale da U Thong che assunse il nome di Ramathibodi e unificò i principati della valle del Chao Praya, ex province occidentali dell’impero Khmer. Dei Khmer Ramathibodi assunse sia la lingua che gli elaborati rituali e, soprattutto, la concezione del sovrano come Devaraja, ovvero un essere sacro e remoto. Ciò implicava per tutti l’obbligo di prestare servizio per il Devaraja, lo Stato, per almeno sei mesi l’anno o nell’esercito o nei lavori pubblici.

La posizione strategica di Ayutthaya alla confluenza di tre fiumi, Lopburi, Pasak e Chao Phraya, ne favorì lo sviluppo grazie soprattutto al commercio sull’asse fra India e Cina. L’estensione del dominio sugli Stati confinanti e la conquista della stessa Angkor permise ai regnanti di Ayutthaya di controllare, a metà del XV secolo, un impero che comprendeva  quasi tutta l’attuale Thailandia. Le ingenti ricchezze disponibili , nello stesso tempo, consentirono la realizzazione di imponenti opere pubbliche le cui tracce sono giunte fino a noi.
Dal XVI secolo la rivalità con la Birmania produsse guerre con alterne vicende finché nel 1767 la città fu conquistata e rasa al suolo e quindi abbandonata alla giungla. I Thai superstiti si riorganizzarono fondando un nuovo centro in corrispondenza dell’attuale Bangkok.
Il centro di Ayutthaia era un’isola alla confluenza dei tre fiumi larga circa 4 Km oggi chiamata Ko Muang e collegata alla terraferma . I pochi edifici in mattoni rossi ancora intatti, sia sull’isola, che nelle immediate vicinanze, riescono a comunicare dimensioni e ricchezza dell’antica capitale. Vediamone alcuni.
Un primo gruppo di rovine è rappresentato dal Wat Phra Mahathat.

Mahathat, “chedi della grande reliquia”, indica che il tempio venne costruito per conservare le reliquie di Buddha. Le poco attendibili cronache reali narrano che re Ramesuan( (1388-95) vedendo materializzarsi fuori del suo palazzo le ceneri del Buddha, Le collocò in uno scrigno d’oro nel Prang del tempio alto 38 m. In seguito il Prang crollò, ma nel 1950 il reliquiario e altri interessanti reperti furono recuperati. Il tempio ora è coperto dalla vegetazione con Buddha decapitati sparsi ovunque e una testa ormai inglobata nelle radici di un albero.

Il Wat Phra Si Sanphet, costruito nel 1448 dal re Boromatrailokanat come cappella reale privata, deve il suo nome ad una delle più grandi statue di Buddha in piedi – 16 m. per 173 kg di oro- saccheggiata dai Birmani. Oggi restano ben conservati tre chedi grigi edificati per conservare le ceneri di altrettanti re. Intorno tracce delle mura e dell’esteso complesso di palazzi.

Il Wat Chai Watthanaram, nel caratteristico stile Khmer, fu edificato nel 1630 dal re Prasat Thong che prese a modello Angkor. Un Prang centrale di 35 m. a forma di pannocchia, fedele alla cosmologia e alla religione, è circondato da quattro prang minori e otto chedi. Il distacco degli stucchi ha scoperto il mattone rosso anche se in taluni casi risultano visibili i bassorilievi con la vita del Buddha che ornavano i chedi.

Vi è poi il più vecchio e animato tempio della città, il Wat Phanan Choeng. La sua struttura è stata in massima parte rifatta in tempi recenti con grande utilizzo di legno pregiato in particolare nelle gallerie dal parquet lucidissimo fiancheggiate da enormi colonne di tek che i fedeli hanno generosamente finanziato come risulta dalle targhe poste sulle stesse e indicante il nome del benefattore. Il viharn principale del tempio conserva un Buddha alto 19 m., realizzato nel 1324 poco prima della fondazione di Ayutthaya.

La leggenda narra che dai suoi occhi siano sgorgate lacrime quando la città fu saccheggiata dai Birmani.